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C’era una volta: 10 versioni della fiaba “La bella addormentata” in giro per il mondo

Alcune fra le versioni più antiche di una della fiabe più note del folclore

“C’era una volta un Re e una Regina che erano disperati di non aver figliuoli, ma tanto disperati, da non potersi dir quanto. Andavano tutti gli anni ai bagni, ora qui ora là: voti, pellegrinaggi; vollero provarle tutte: ma nulla giovava. Alla fine la Regina rimase incinta, e partorì una bambina.”

Questo è l’incipit di una delle fiabe più famose della tradizione folcloristica europea: “La bella addormentata”, conosciuta anche con il titolo “La bella addormentata nel bosco”. Per l’esattezza questo è l’incipit di una delle versioni fra le più famose di tutte, quella del sempre verde Charles Perrault. E proprio la versione di Perrault è quella a cui la Disney si è ispirata maggiormente per creare uno dei sui classici più particolari “La bella addormentata nel bosco”, annata 1959.

Oggi, quindi, come avrete intuito, riprendo finalmente quella che è forse la mia rubrica preferita del blog, “C’era una volta”.
Per chi non lo sapesse, in questa rubrica analizzo, non solo, la fiaba a cui il classico Disney si ispira, ma vado a rispolverare anche altre versioni della stessa fiaba in giro per il mondo. Ogni fiaba, infatti, spesso, ha una miriade di versioni diverse e quella a cui si ispira il classico è solo una in un mare di varianti. Un esempio lampante è quella di Cenerentola, di cui vi ho parlato nel primo articolo della rubrica, che potete trovare qui, o quella di Aladdin, che ho analizzato qui; o anche la “La bella e la bestia”, “Raperonzolo” e “Biancaneve” che trovate qui, qui e qui.

Prima di andare avanti, però, devo ammettere che, mentre facevo le ricerche per questa fiaba, ho scoperto che fra tutte quelle analizzate fino ad ora è, secondo me, davvero una delle più macabre fra tutte. Certo anche la Cenerentola assassina di Basile non scherzava; ma senza dubbio, fra violenze e gravidanze inconsapevoli, “La bella addormentata” è davvero una delle fiabe con le tinte più horror/osé fra tutte quelle del folclore.
La cosa interessante è, però, che è anche una delle più analizzate dagli studiosi ed infatti, durante le ricerche, ho trovato davvero moltissimo materiale su cui lavorare e tantissime versioni diverse.

Oggi vi presenterò 8 versioni fra le più antiche, note e particolari.

Quindi, preparate i vostri cuscini, e addentriamoci silenziosamente, facendo attenzione a Malefica, nel castello incantato di Aurora.

1 – Dalla bella addormentata al “bell’addormentato” – “Il principe condannato”, una storia dell’antico Egitto

Grande Papiro di Harris
Una parte del Grande papiro di Harris, conservato al British Musuem di Londra – p.d.

Come per altre fiabe, e come vi ho spiegato anche per il caso di Cenerentola, anche per “La bella addormentata” non è facile trovare quella che potrebbe definirsi la fiaba, per così dire, “originale”. Questo perché le varianti sono talmente tante (e quindi anche le fonti) che si può solo provare a capire quali sono le versioni più antiche. Una delle più arcaiche proviene addirittura dall’Antico Egitto ed è conosciuta in inglese con il titolo “The doomed prince”, in italiano traducibile con “Il principe condannato”. Questa storia è stata rinvenuta su di un antico papiro, conosciuto oggi con il nome di Grande papiro di Harris. Fu ritrovato in una tomba vicino al grande complesso di templi di Medinet Habu e si pensa sia stato scritto dopo il regno di Ramses III, che visse tra il 1218 e il 1155 a.C. durante la XX dinastia. Il papiro, inoltre, è in scrittura ieratica (un tipo di scrittura dell’antico Egitto), e ad oggi è conservato presso il British Museum di Londra.
La storia succitata si trova proprio verso la fine di questo papiro, ed infatti è incompiuta perché il documento è danneggiato. Venne pubblicata per la prima volta, tradotta in inglese, nel 1895 in un volume dal titolo “Egyptian Tales translated from the papiri; Second Series, XVIIIth to XIX Dynasty”, dell’egittologo e archeologo britannico Sir William Mathews Flinders Petrie.
I temi che la rendono, a tutti gli effetti, una variante della bella addormentata ci sono tutti ma, come vedrete a breve, ci sono anche varie differenze. La prima, e sicuramente più importante di tutte, è la differenza di genere del protagonista: in questa versione la bella addormentata diventa il bell’addormentato. Il protagonista, infatti, è un principe maschio e non una femmina. La storia si svolge in Egitto dove un re, proprio come nella fiaba che noi ben conosciamo, è in pena e prega gli dei tutte le notti perché sua moglie non riesce a concepire un bambino. Alla fine, però, il piccolo finalmente viene alla luce. Purtroppo, però, gli viene preannunciato dalle Hathors (che qui hanno la funzione della fata madrina) che morirà per mano o di un coccodrillo, o di un serpente, o di un cane. Per la cronaca le Hathors (anche conosciute come le sette Hathors) erano una delle personificazioni della dea egizia Hathor. Lo scopo delle sette Hathors era quello di predire il destino e il futuro, in particolare dei neonati. In questo caso, la funzione di fuso dell’arcolaio viene rivestita dai tre animali succitati. Una volta saputa la notizia il padre costruisce un palazzo isolato tra le montagne per tenere il figlio lontano dal pericolo. A questo punto la storia continua in maniera molto articolata fino ad un punto in cui si interrompe lasciando il finale sospeso. Se volete leggerla la trovate in inglese qui.

2 – La storia di Sigfrido e Brunilde

Sigfrido e Brunilde - la bella addormentata
Sigfrido e Brunilde – p.d.

Un’altra delle versioni più antiche del tema di questa fiaba si ritrova nella mitologia norrena, all’interno della leggendaria “Saga dei Völsungar”, un’opera risalente al tardo XIII secolo. Brunilde, secondo la leggenda, era una valchiria condannata da Odino ad un sonno profondo, e giaceva addormentata, interamente vestita di elmo e corazza, su di un’alta rupe avvolta dalle fiamme. In realtà proprio della sua storia ve ne abbiamo già ampiamente parlato in un altro articolo che potete trovare qui. Vi basti sapere che, in questo caso, le differenze sono sostanzialmente queste: la bella addormentata Brunilde viene risvegliata dall’eroe Sigfrido, che però non la risveglia con un bacio ma togliendole l’armatura. Se volete saperne di più correte a leggere l’articolo succitato e se invece volete leggere la versione per intero, qui la trovate in inglese.

3 – La storia di Troylus e Zellandine

La terza versione di cui vorrei parlarvi proviene dritta dritta da un’opera di epoca medievale ed è considerata anch’essa, da alcuni studiosi, come una delle antenate effettive della storia della nostra cara bella addormentata. Anche se, tocca ammetterlo, è decisamente meno poetica e fiabesca di quella a cui siamo abituati, come vedrete a breve. La storia di Troylus e Zellandine è contenuta all’interno del romanzo cavalleresco “Le Roman de Perceforest”, risalente al ‘300. L’opera è divisa in sei volumi, il suo autore è sconosciuto e, senza dilungarci troppo, si tratta di una sorta di preistoria della storia di Re Artù. Fra le varie storie in essa contenute, alla fine del terzo libro c’è anche quella di Troylus e Zellandine che, secondo quanto detto nell’opera, sarebbero gli antenati di Lancillotto, il celebre cavaliere di Re Artù. Come avrete intuito i due protagonisti sono coloro che danno il nome alla storia, Zellandine è la bella addormentata e Troylus è un cavaliere innamorato di lei. Fra le altre differenze, un’altra è che la storia è ambientata in epoca greco romana; ed infatti Zellandine è amata dal dio Marte e Troylus è molto devoto alla dea Venere e si rivolge proprio a lei per coronare il suo soglio d’amore. In questa versione Zellandine cade nel sonno profondo perché, toccando un fuso, un filo di lino le si conficca nel dito. A quel punto il padre la rinchiude in una torre e la depone sul letto completamente nuda. A questo punto Troylus, venuto a conoscenza della sorte capitatale, chiede aiuto alla dea Venere, scala la torre (Raperonzolo style?) e, sotto l’influsso di Venere, approfitta bellamente della situazione mettendo incinta la giovane. La fanciulla si risveglia quando il bambino, una volta nato, le sfila dal dito il filo di lino. Se volete leggere la storia per intero la trovate in inglese qui.

4 – Sole, Luna e Talia, una versione di Giambattista Basile

versioni fiaba la bella addormentata - illustrazione di Gustave Doré
La principessa incontra la vecchia che fila in un’illustrazione di Gustave Doré – p.d.

Il padre della Cenerentola assassina, Giambattista Basile, ha incluso nella sua opera “Lo cunto de li cunti”, anche una versione di questa fiaba. La sua è ritenuta, da molti studiosi, come una delle versioni che più si avvicinano a quella che noi conosciamo fra quelle antiche, seppur violenta e decisamente molto più dark e per nulla adatta ad un pubblico di deboli di cuore o di amanti di atmosfere fiabesche. Secondo alcuni, inoltre, Basile si sarebbe ispirato anche alla succitata versione del ‘Perceforest’ per creare la sua.
Comunque, in questa variante la bella addormentata si chiama Talia ed è figlia di un gran signore. Le fate sono sostituite dagli indovini, che predicono alla fanciulla il suo crudele destino e, come nel caso di Zellandine, anche Talia si punge e le si infila nel dito un filo di lino che la fa cadere addormentata. A questo punto il padre la adagia su di una poltrona di velluto, sotto un baldacchino di broccato (alla faccia del letto), e lascia il palazzo sconsolato. Per quanto riguarda la parte del principe baciatore, qui viene data ad un re che, trovatosi a caccia nei pressi del palazzo, incuriosito vi si introduce e trova la giovane Talia addormentata. A questo punto, in perfetto stile Troylus, si approfitta bellamente della situazione anche lui, la mette incinta, la lascia lì e se ne torna nel suo regno come se nulla fosse. Anche in questo caso, come per Zellandine, la situazione si sbroglia perché Talia da alla luce due gemelli che, succhiandole il dito dove si trova il filo di lino, lo tirano fuori e la risvegliano dalla maledizione. A questo punto la storia continua in maniera molto articolata, con Talia che ricomincia una nuova vita con i suoi figli, che vengono ribattezzati Sole e Luna. Il re poi ricompare e fa amicizia con la giovane risvegliata e la storia continua con tutta una serie di peripezie, alcune molto Grimilde style, con la moglie del re che, scoperte le questioni del fedifrago marito, tenta di dargli in pasto i suoi stessi figli per vendetta (per poi finire morendo letteralmente gettata fra le fiamme). Se volete leggerla per intero la trovate qui.

5 – La bella addormenta di Charles Perrault

Versioni fiaba la bella addormentata illustrazione di Gustave Doré
Il principe scopre la principessa addormentata, illustrazione di Gustave Doré – p.d.

Siamo quindi giunti alla versione di Charles Perrault. Il celebre scrittore francese inserì la sua versione nella raccolta ‘I racconti di Mamma Oca’ nel 1697, sotto il nome di “La belle au bois dormant”.
In questa versione ritroviamo tutti gli elementi che conosciamo, almeno nella prima parte della storia. La principessa, che in questo caso non ha nome e viene semplicemente chiamata “La principessa”, è figlia di un re e di una regina. Ritroviamo anche le fate madrine che le fanno i vari doni come grazia, bellezza e altro. La differenza è che sono sette e non tre come nel classico. Anche qui, però, una di loro, come Serena nel film, alla fine aiuta la giovane mitigando la maledizione e tramutandola in quella famigerata del sonno profondo. Ritroviamo, ovviamente, anche la fata malvagia, che si presenta incavolata al banchetto perché nessuno l’ha invitata, maledicendo la giovane con tutta la storia del fuso dell’arcolaio. In questo caso, comunque, la fata malvagia è una vecchia fata che non viene invitata semplicemente perché per 50 anni non si è saputo nulla di lei. Aspetto che differisce dal classico Disney è la questione del cottage nella foresta, che manca del tutto, ed infatti la bambina cresce con i genitori finché, raggiunti i quindici anni, mentre questi sono assenti, vagando sola per il castello arriva in una torre isolata dove incontra una vecchia che fila. A questo punto avviene il fattaccio che tutti conosciamo. A parte alcuni dettagli, la storia prosegue molto simile al classico, con la fata (quella che aveva mitigato la maledizione) che getta tutto il castello sotto l’incantesimo del sonno (tranne il re e la regina che salutano la figlia e se ne vanno). Anche in questo caso sorge intorno al castello una foresta di rovi ma, contrariamente al film dove è Malefica che la fa sorgere, in questo caso è la fata buona che lo fa per proteggere il castello da eventuali intrusi durante il sonno dei 100 anni.
Passato il secolo, un principe, figlio del nuovo re, incuriosito dalla selva, viene a sapere della leggenda e decide di andare a curiosare. Arrivato sul posto la selva gli si apre magicamente davanti, quindi arriva al castello, trova la principessa, la bacia, lei si sveglia e i due la sera stessa si sposano. La storia potrebbe benissimo finire così ma, ahinoi, Perrault, evidentemente preso da un Basilite acuta, ha deciso di includere anche il seguito della storia, che è ripreso dalla storia di Basile (a cui Perrault si è evidentemente ispirato, secondo alcuni studiosi, per ricreare la sua versione) e nella seconda parte vengono narrate le varie vicende e peripezie dei due novelli sposi. Dopo aver partorito due figli, Aurora (vi ricorda qualcosa eh) e Giorno, caso vuole che i due debbano vedersela con la madre del principe, che non è una regina normale, ma una sorta di orchessa mangia bambini. Lascio a voi immaginare tutto ciò cosa posso comportare. Se siete curiosi di scoprirlo trovate l’intera fiaba da leggere qui.

6 – Rosaspina, la bella addormentata dei fratelli Grimm

versioni fiaba la bella addormentata
La bella addormentata in un’illustrazione di Alexander Zick – p.d.

Siamo giunti, quindi, agli onnipresenti fratelli Grimm, la cui versione della fiaba, in tedesco, si intitola Dornrönschen, in italiano reso come Rosaspina, che è anche il nome che le fate danno ad Aurora nel classico quando la tengono nel cottage nella foresta. I fratelli Grimm inserirono questa fiaba all’interno della loro opera “Le fiabe del focolare”, pubblicata tra il 1812 e il 1822. Questa versione è, per molti versi, simile a quella di Perrault, fatte alcune piccole eccezioni. Innanzitutto la principessa, come intuito, si chiama Rosaspina; inoltre, la storia finisce con il suo risveglio e non prosegue come nelle altre versioni (anche se poi i fratelli Grimm, in un’edizione della loro opera, inclusero una specie di storia aggiuntiva dal titolo “La suocera cattiva” la cui storia è simile alla seconda parte della storia della bella addormenta di Perrault).
Altra differenza sono il numero delle fate buone, che in questa versione sono ben 12, ed è la dodicesima a mitigare la maledizione della fanciulla. La fata non invitata, ossia la tredicesima, in questo caso è esclusa perché il re ha solo 12 piatti d’oro con cui servire le fate al banchetto (galeotto fu il piatto, aveva ragione la canzone “aggiungi un posto a tavola). Devo dire che la maniera da diva/drama queen con cui viene descritta l’entrata in scena della fata offesa mi ha fatto davvero ridere e quindi ve lo posto:

“Quando undici di esse avevano già fatto il loro regalo, entrò la tredicesima, quella che era stata trascurata, e venne avanti con aria di dispetto, non guardando, non salutando, non inchinandosi a nessuno. Giunta in mezzo alla folla, gridò con voce stridula e rabbiosa: — Quando la principessa compirà il suo quindicesimo anno, si bucherà con un fuso e cascherà morta! – e senza aggiungere altro, volse le spalle ed uscì.”

Anche in questo caso, poi, la principessa a 15 anni, rimasta un giorno sola e bighellonando per il castello, in una torre incontra una vecchia che fila e si punge. A questo punto tutti cascano addormentati nel castello insieme a lei, inclusi i genitori, e i rovi iniziano a circondare tutto, il tutto senza l’aiuto della dodicesima fata (come avviene nella fiaba di Perrault). Altra differenza è che, prima che arrivi il principe giusto, passati i 100 anni, durante il secolo vari principi, saputa la leggenda, provano la sorte; ma fanno tutti una brutta fine, morendo malamente in mezzo ai rovi. Quello giusto ci riesce semplicemente perché il tempismo è tutto nella vita e arriva giusto il giorno in cui scadono i famigerati 100 anni dell’incantesimo. Riesce quindi ad arrivare, bacia la fanciulla e tutti vissero felici e contenti. Se volete leggere la fiaba per intero la trovate qui a pagina 196.

7 – La piccola Surya Bai, la bella addormentata indiana

Frontespizio dell’opera di Mary Freré

Fra le versioni più esotiche e particolari della bella addormentata c’è un’antica variante indiana che venne tradotta, per la prima volta, nell’800 dall’autrice inglese Mary Freré. Mary viaggiò molto in India e qui collezionò, nel corso degli anni, molte storie e leggende locali che poi tradusse in inglese e racchiuse nell’opera “Old Deccan Days; or Hindoo Fairy Legends Current in Southern India. Collected From Oral Tradition” nel 1868. Proprio all’interno di questa raccolta c’è anche la storia “La piccola Surya Bai” che in italiano significa “la piccola donna sole”, che è stata indicata dagli studiosi come una variante indiana della fiaba della bella addormentata.

In realtà, a rigor di logica, sento di dover specificare che, in questo caso, ci sono molti altri leitmotiv all’interno della storia, che la rendono di gran lunga più articolata rispetto alle altre varianti. Tuttavia, il motivo di fondo c’è e resta quello che tutti conosciamo. 

In questa versione la bella addormentata è figlia di una lattaia e un giorno, da piccola, mentre si trova con la madre al mercato, viene rapita da due grandi aquile che la portano lontano, nel loro grande nido, e ne fanno la loro figlia, ricoprendola di doni, gioielli e quant’altro. Il ruolo della fata malvagia e del fuso con cui la ragazza si punge, in questa versione viene affidato ad un Rakshas (una sorta di demone, spirito malvagio della cultura indiana) e alla sua unghia. La giovane, infatti, un giorno, mentre le aquile sono via si imbatte, per una serie di motivi che sarebbe troppo lungo spiegare, in uno di questi demoni che lascia una delle sue unghie spezzate (le unghie dei Rakshas sono molto velenose), conficcata nella porta della casetta della ragazza. Ecco che, quindi, quando la giovane va ad aprire la porta, il pezzo di unghia le si conficca nella mano e la ragazza cade a terra come morta. 

Il ruolo del principe che la risveglia, in questo caso, viene affidato ad un ricco Rajah, che si trova a passare di lì per caso insieme al suo seguito. Imbattendosi nella ragazza, nota il pezzo di unghia conficcato nella sua mano, lo estrae e Surya Mai si risveglia dal lungo sonno maledetto. 

Ovviamente, come facile intuire, le chiede di sposarlo e la ragazza accetta. Tuttavia, contrariamente ad altre versioni, in questo caso la storia continua in maniera piuttosto lunga ed articolata, finché la giovane, dopo una serie di vicissitudini, si congiunge alla sua vecchia famiglia natale. Se volete leggere la storia per intero la trovate qui

8 – La schiavotta di Giambattista Basile

Ebbene si, Basile in questo articolo è presente per ben due volte perché, oltre a “Sole, Luna e Talia”, il vecchio Giambattista incluse, nella sua succitata opera, anche un’altra storia dal titolo “La schiavotta”, che contiene un forte leitmotiv iniziale proprio tipico della bella addormentata. Tuttavia, mi preme specificare che questa storia è stata già da me inserita all’interno di questo articolo in cui parlo delle varianti della fiaba di “Biancaneve”. Come può una fiaba essere, allo stesso tempo, una variante sia della bella addormentata che di Biancaneve? Ebbene può eccome se pensiamo che, sovente, le fiabe hanno leitmotiv di fondo molto simili fra loro che si ripetono e si mischiano creando, molto spesso, delle trame intricate (che a volte sfociano in guazzabugli). È questo proprio il caso di questa fiaba che inizia come una sorta di bella addormentata, per poi proseguire sulla scia di Biancaneve, con un pizzico di “la bella e la bestia” e “Barbablu” qui e là. Poiché ve ne ho già parlato nell’articolo succitato non ripeterò qui la trama e vi rimando direttamente a questo link dove, al numero 1 della lista, troverete l’intero approfondimento a riguardo. 

9 – La bella addormenta e i suoi figli – una versione calabrese

Illustrazione raffigurante la bella addormentata – p.d.

Un’altra versione interessante da aggiungere è “La bella addormenta e i suoi figli”, di origine calabrese, raccolta da Italo Calvino nella sua opera “Fiabe italiane”. Questa versione ha molte somiglianze con quella di Basile, a partire dal nome dei figli della bella addormentata che anche qui si chiamano Sole e Luna. Anche in questa versione la giovane fanciulla è figlia di reali ma non ci sono fate malvagie a mandarle maledizioni. La colpa del sonno profondo, infatti, è da imputare alla sua stessa madre che, non riuscendo in alcun modo ad avere figli, decide bene di fare una sorta di voto e pur di restare incinta, prega così: “Madonna mia, fammi avere una figlia anche se fosse per farmela morire a quindici anni per essere punta col fuso!”

A quanto pare il voto va in porto e nasce effettivamente una bella bambina che viene chiamata Carola. Ovviamente, però, quando la giovane compie 15 anni, la regina si ricorda del voto fatto e, giustamente, si fa prendere dal panico. A quel punto il Re suo marito ordina la distruzione di tutti i fusi del regno e, per essere ancora più certo, fa rinchiudere a chiave la figlia nella sua stanza. La giovane, però, mentre si ritrova lì, si affaccia alla finestra e vede nella casa di fronte una vecchia intenta a filare con un fuso che, a quanto pare, aveva pensato bene di tenere nascosto per se, venendo meno agli ordini reali. Per farla breve è facile immaginare cosa succede. Carola chiede alla vecchia di poter filare, si punge e cade nel famigerato sonno profondo. A quel punto i suoi genitori, non riuscendo ad accettarne la morte, fanno costruire un castello senza porte in cima ad una montagna e da cui si può accedere solo da un’alta finestra (Raperonzolo style). A questo punto la storia continua in modo molto simile, a parte solo alcune piccole differenze, alla storia di Basile. Anche qui, infatti, un giovane re con una madre molto Grimilde style, si innamora della giovane, approfitta della situazione, la giovane partorisce due figli e uno dei due la risveglia succhiandole il dito ed estraendole così la punta del fuso che le si era conficcata. Anche in questo caso la storia continua con varie vicissitudini in cui la madre del principe, invidiosa e gelosa, ne combina di tutti i colori. Se volete leggere la storia per intero potete farlo qui a pagina 275

Il principe addormentato – una versione greca

Un’altra versione interessante è “Il principe addormentato”, una fiaba di origine greca raccolta dallo studioso Georgios A. Megas nella sua opera “Racconti popolari della Grecia” (che potete trovare in inglese sotto il titolo “Folktales of Greece”). 

Come facilmente intuibile dal titolo, anche in questo caso, come per la versione egiziana di cui vi ho parlato ad inizio articolo, è un maschio, per l’esattezza un principe, a giacere addormentato in un sonno profondo, e non una principessa, anche se durante la storia non viene mai spiegato perché o chi è stato a lanciare l’incantesimo. 

La fiaba inizia con un re vedovo che ha una bella figlia. Dovendo andare in guerra, seppur riluttante, decide di lasciarla con la balia e lui parte facendole promettere di non muoversi mai durante la sua assenza. Senonché, un giorno, mentre la fanciulla è intenta a ricamare, un’aquila dorata si affaccia alla sua finestra e le annuncia che un giorno lei avrà per marito un uomo morto (si, così, de’ botto). La principessa all’inizio fa finta di nulla ma, quando la cosa si ripete, lei va dalla sua balia e le racconta l’accaduto. Quest’ultima allora le consiglia, qualora l’aquila si dovesse ripresentare, di risponderle: “Portami a vederlo”. Ovviamente tutto va come previsto e l’aquila porta la giovane in un bellissimo palazzo dove trova tutti addormentati in un sonno profondo, gli animali, la corte, la servitù e così via. Allora la principessa entra in una stanza tutta d’oro e lì trova un bellissimo principe addormentato come se fosse morto. A fianco al letto del giovane trova, inoltre, un tavolino con un biglietto con su scritto: “Qualsiasi fanciulla entri qui e compatisca il giovane principe deve restare e vegliarlo per tre mesi, tre settimane, tre ore e tre mezze ore senza mai dormire perché, quando lui starnutirà, lei dovrà dirgli ‘Salute, mio Re, possiate voi vivere per sempre; sono colei che vi ha vegliato per tre mesi, tre settimane, tre ore e tre mezze ore!’ A quel punto il principe si sveglierà e chiunque avrà avuto la pazienza di fare tutto ciò diventerà sua moglie e, con il principe, tutti coloro che sono addormentati nel palazzo, si risveglieranno”. 

Il racconto a questo punto prosegue con la giovane che decide di fare come quanto scritto nel biglietto e passati i tre mesi, le tre settimane e i tre giorni, si presenta alla porta qualcuno che offre della servitù da assumere. La giovane si convince ad assumere una cameriera per avere compagnia e, essendo davvero molto stanca dopo tutto quel tempo a vegliare senza dormire, decide di appisolarsi avvertendo la cameriera di svegliarla dopo mezz’ora e le spiega tutta la faccenda dello starnuto e della formula magica che dovrà recitare quando il principe starnutirà. Per questo si raccomanda di non lasciarla dormire più del dovuto. 

Manco a dirlo, appena la povera si addormenta, il principe starnutisce e la cameriera pensa bene di approfittare della situazione, recitare lei la formula magica e lasciare la principessa addormentata. 

Il risultato è che il principe si sveglia, pensa che sia stata la cameriera a vegliare, decide di sposare lei e manda la vera principessa a fare la guardia alle oche. Ora, la vicenda continua con alterne vicissitudini, vi basti sapere che alla fine il principe scopre tutto e sposa la ragazza esatta ma, per sapere cosa accade nel mezzo, vi rimando alla lettura della fiaba per intero. Potete farlo leggendo la trama della fiaba sulla pagina di Wikipedia in inglese, oppure potete prendere in prestito il libro da cui è tratta (gratuitamente) su questo sito. La trovate per intero, sempre in inglese, a pagina 70. 

Detto questo siamo giunti, per ora, alla fine di questo nostro piccolo excursus all’interno delle varianti di questa famosissima fiaba. Ovviamente, come sempre, visto che di versioni ve ne sono davvero molte altre, mi riservo di ampliare la lista in futuro. Per ora, fatemi sapere qual è la vostra preferita fra queste e, soprattutto, fateci sapere se l’articolo vi è piaciuto condividendolo o commentandolo sui nostri canali social!

Fonti: