Loki e la sua epigrafia runica
Si dice che le parole abbiano potere e alle rune in particolare viene attribuito un significato magico unico.
Le lettere runiche, proprio per la loro difficile comprensione, hanno sempre affascinato, così come la mitologia norrena di cui parlano.
Proprio per questo, nel nostro articolo di oggi, andremo a scoprire nel dettaglio uno dei pochissimi poemi runici arrivati fino ai nostri giorni, concentrandosi proprio sui versi che parlano del nostro dio dell’Inganno, Loki.
Perciò, per approfondire la figura di uno dei personaggi più amati dell’Universo Marvel e conoscere più aspetti di questo ingannevole dio, vogliamo proporvi un argomento decisamente più di nicchia, ma davvero affascinante.
Seguiteci quindi attraverso il Bifrost fino alle gelide lande nordiche.
Loki, il maestro dell’inganno
Grazie alla magistrale interpretazione che ne ha dato il talentuoso attore britannico Tom Hiddleston, Loki è certamente un personaggio che non ha bisogno di presentazioni. Oltre alle storie della Marvel, ormai molti fan ne conoscono anche le vicende della mitologia reale.
Figlio dei giganti Fárbauti e Laufey, Loki è quindi sì un gigante di ghiaccio, ma anche il dio dell’Inganno e dell’Astuzia e assume il ruolo di classico trickster, personaggio quindi che agisce fuori dagli schemi, spesso in maniera amorale, ma necessaria, sia per un bene superiore, sia per causare il male (se volete approfondire la figura dei trickster vi rimandiamo a questi nostri articoli, che potete trovare qui e qui).
Per ragioni di tempo, non staremo a raccontarvi tutti i miti che vedono protagonista la nostra Lingua d’Argento, ma vi raccontiamo velocemente solo quelli che poi, vedrete, ci serviranno per il nostro discorso.
I figli di Loki
Tra le moltissime sue caratteristiche, Loki è famoso molto anche per la sua progenie, in particolare quella che lui stesso ha partorito.
Il primo figlio è Sleipnir, il cavallo a otto zampe di Odino, che Loki ha generato con lo stallone Svaðilfœri tramutandosi in giumenta.
Gli altri tre, partoriti dopo aver mangiato il cuore della gigantessa Angrboða, sono il lupo Fenrir, che durante il Ragnarok divorerà Odino e sarà poi ucciso da Víðarr, il serpente Jǫrmungandr, contro cui Thor combatterà fino alla morte, e Hel o Hela, la dea della Morte. Tutti e tre loro avranno un ruolo essenziale nel Destino degli Dei, il Ragnarok, la guerra e la devastazione che porranno fine al mondo creato.
Loki ebbe anche altri figli, ma generati con sua moglie Sigyn, che li ha quindi partoriti, e si tratta di Narfi e Váli.
La morte di Baldr
L’altro mito su Loki che ci interessa riguarda la morte di Baldr, il più bello e il più saggio degli Æsir e la cui morte è il preludio del Crepuscolo degli Dei.
Baldr era il secondogenito di Odino e Frigg, ma quando gli venne annunciata la sua prossima fine, la madre fece giurare a tutte le cose viventi che non gli avrebbero nuociuto. Perciò, teoricamente, niente avrebbe più potuto ferire il dio, se non fosse stato che la pianta di vischio si era sottratta al giuramento.
Durante un allenamento di tiro con l’arco tra gli Æsir, Loki si avvicinò al dio Höðr, che era cieco, mettendogli in mano una freccia di vischio e posizionandolo contro Baldr che venne quindi trafitto e morì.Tutti gli dei piansero di dolore, ma suo fratello Hermóðr si recò da Hel chiedendo indietro Baldr. La dea avrebbe acconsentito a restituirlo a patto che ogni essere del creato piangesse per lui. Tutti lo fecero tranne Loki, sotto le mentite spoglie di una gigantessa, e così Baldr non tornò in vita. Loki venne punito venendo incatenato a una roccia con le budella di suo figlio Narfi, con un serpente che gli goccia sul volto stille di veleno. Sigyn, la sua fedele moglie, le raccoglierà tutte in un vaso per evitare che si ferisca, ma quando il vaso si riempie è costretta a svuotarlo e quindi le gocce cadono sulla faccia del dio, facendolo gridare di dolore e provocando così i terremoti
I poemi runici
Le fonti principali della mitologia norrena sono, solo per citare le più importanti, l’Edda Poetica e l’Edda in Prosa di Snorri Sturluson del XII sec.
Tuttavia, tra le varie altre fonti, ci sono i particolarissimi poemi runici. Si tratta di tre poemi scritti in caratteri runici e sono il Poema runico anglosassone (IX-X sec.), il Poema runico norvegese (inizi XIII sec.) e il Poema runico islandese (XIII sec.).
In tutti e tre i poemi ogni stanza comincia con il nome di una runa, seguito da una sorta di definizione che può essere una sentenza, un proverbio o un indovinello, tant’è che questi poemi sono conosciuti anche come “poemi di saggezza e conoscenza” o “catalogo di informazioni culturali importanti”. Sicuramente si trattava di un aiuto mnemonico per ricordare le rune, sia nell’aspetto che la loro definizione.
Il Poema runico norvegese
Tra tutti e tre il più criptico e quindi quello considerato il più misterioso e mistico è il Poema runico norvegese. L’originale manoscritto su cui era stato trascritto doveva risalire al XIV sec., ma deve essere andato distrutto nel 1728 nell’incendio di Copenhagen.
È composto da 16 distici per ogni runa Futhark, la più antica forma di alfabeto runico. Tutte le stanze sono in metro scaldico Runhent, ovverosia con allitterazioni e rime finali, tranne la 6 e la 15, ma probabilmente questo è dovuto a un errore di copiatura del testo.
Il poema norvegese è il più peculiare perché, apparentemente, in ogni stanza la riga A non ha nessuna manifesta connessione con la riga B.
Gli studiosi però hanno provato a dare delle spiegazioni e delle interpretazioni a questi versi. Noi ci limiteremo ad analizzare e prendere a titolo di esempio la tredicesima stanza, quella appunto che riguarda Loki, ma se volete leggere anche le altre qui potete trovare il testo completo.
Prima interpretazione
Questo è il testo della tredicesima stanza (sotto potete vedere la runa Bjarkan):
A) “(BJARKAN) er laufgroenstr líma
B) Loki bar flærðar tíma.”
La riga A non è controversa ed è traducibile con “La betulla ha foglie più verdi di qualunque altra pianta”.
Secondo la prima ipotesi interpretativa, la riga B dovrebbe ampliare il significato della riga A per introdurre una prospettiva cosmologica lata sulla materia. In questo caso, Bruce Dickins, nel 1915, ipotizzò che la riga B dovesse essere letta quasi in chiave ironica e alludesse alla responsabilità di Loki nella morte di Baldr. La precedente descrizione del ramo di betulla alluderebbe quindi alla pianta di vischio che ha causato la morte del dio.
In questo caso la traduzione completa sarebbe:
“La betulla ha foglie più verdi di qualunque altra pianta
Loki ebbe fortuna nella sua falsità”
Seconda interpretazione
La seconda interpretazione è stata suggerita per la prima volta nel 1948 da Aslak Liestøl. Secondo lo studioso, mentre la riga A indica il senso generale della runa, la riga B serve invece a descrivere e indicare il suo aspetto grafico. Jonna Louis-Jensen (2018) lo definisce “principio pittografico” e, proprio riguardo la tredicesima stanza, avanza quindi una nuova chiave interpretativa.
La bjarkan è una runa che somiglia molto a una B e questa forma ricorda un simbolo di fertilità, ricordando la forma di una donna gravida. Nella mitologia norrena Loki viene indicato come soggetto grammaticale del verbo “Bera” che significa “portare, dare alla luce”. In islandese poi la parola “tImi” significa “gravidanza”. Non si può quindi non pensare ai figli che Loki ha personalmente partorito e che avranno un ruolo centrale nel Ragnarok, stiamo parlando quindi dei succitati Fenrir, Hel e Jǫrmungandr.
La nuova traduzione del testo proposta è quindi:
“La betulla ha foglie più verdi di qualunque altra pianta
Loki ha dato vita alla stirpe dell’inganno”
Così siamo giunti alla fine di questo nostro articolo. Secondo voi quale delle due interpretazioni è la più plausibile? Fatecelo sapere commentando qui o sui nostri canali social!
Fonti:
- https://www.runemal.org/it/storia/poemi-runici
- https://www.treccani.it/enciclopedia/balder_%28Enciclopedia-Italiana%29/#:~:text=Recatosi%20quindi%20nel%20campo%20dove,trapass%C3%B2%20il%20petto%20di%20Balder.
- Jonna Louis-Jensen, T,he Norwegian Runic Poem as a Mnemonic Device: The pictographic principle in Preprints to the Seventh International Runic Symposium (Oslo: 2010), http://www.khm.uio.no/forskning/publikasjoner/runenews/7thsymp/preprint/louis-jensen.pdf, 1-5.
- Thomas Eric Birkett, Ráð Rétt Rúnar: Reading the Runes in Old English and Old Norse Poetry, tesi di Dottorato, University of Oxford 2011
- ROSS, MARGARET CLUNIES. “The Anglo-Saxon and Norse ‘Rune Poems’: A Comparative Study.” Anglo-Saxon England, vol. 19, 1990, pp. 23–39. JSTOR, http://www.jstor.org/stable/44509950. Accessed 17 Nov. 2022.