Il mito delle Valchirie
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Nella mitologia norrena sicuramente tra le figure più epiche vi sono le Valchirie, un gruppo di guerriere formidabili al servizio di Odino. Gli uomini ne avevano un timore reverenziale e, nel corso dei secoli, hanno continuato a ispirare artisti e scrittori. Marvel compresa, infatti Valchiria, il cui vero nome è Brunilde, è uno dei personaggi asgardiani più attivi dell’Universo Marvel, tanto da essere stata introdotta anche nell’Universo Cinematografico, rivisitandone però l’aspetto e affidando la sua interpretazione a Tessa Thompson.
Sicuramente, da quello che la Casa delle Idee ci ha mostrato, Valchiria è un’ottima e rude combattente, ma quanto sappiamo veramente sul mito e la storia che si celano dietro il suo personaggio?
Andiamolo a scoprire insieme immergendoci nelle fredde lande nordiche!
La figura delle Valchirie
Il nome valchiria deriva da valkyrja (norvegese antico) o wælcyrie (inglese antico) ed è traducibile con “colei che sceglie i caduti” e infatti queste guerriere avevano il compito di percorre i campi di battaglia per raccogliere le anime dei morti e condurli nel Valhalla. Proprio questo loro compito ha fatto sì che gli animali a loro associati fossero lupi e corvi, soliti aggirarsi nei campi per nutrirsi dei cadaveri. Una volta portati i defunti nel Valhalla, le Valchirie servono loro da bere in preziosi corni (se vi interessano l’uso rituale del bere nella mitologia norrena, vi consigliamo questo nostro articolo). Infine quando giungerà il Ragnarok, condurranno i defunti a combattere la battaglia finale al fianco di Odino. E infatti è proprio il padre degli dei a ordinare alle Valchirie di recarsi là dove vi è guerra ed ecco quindi che esse appaiono tra i lampi, determinando le sorti dello scontro.
Le fonti
Queste figure mitologiche compaiono in diverse fonti antiche di mitologia norrena, in particolare nell’Edda poetica e nell’Edda in prosa, ma anche in altri testi come per esempio la saga islandese Brennu-Njáls (X-XI sec.).
In particolare, in quest’ultimo testo, vi è il Darraðarljóð, un canto di undici strofe in cui le Valchirie decidono chi dovrà essere ucciso durante la Battaglia di Clontarf (23 aprile 1014). Se siete curiosi, qui vi riportiamo una strofa del canto:
“Solo le Valchirie possono scegliere gli uccisi […]
È orribile ora guardarsi intorno,
Come una nuvola rosso sangue oscura il cielo.
I cieli sono macchiati del sangue degli uomini,
Mentre le Valchirie cantano la loro canzone.”
Altra fonte importantissima sui miti nordici sono i testi runici. In particolare vogliamo raccontarvi del più interessante ed enigmatico tra essi, ovverosia la pietra di Rök (IX sec. d.C.). Si tratta di una stele ritrovata nella chiesa di Rök, in Östergötland, Svezia, ed è la più antica attestazione di scrittura runica della Scandinavia vichinga, oltre a essere la più lunga iscrizione runica a noi pervenuta. La stele ha per noi un’importanza fondamentale e il suo stesso autore l’ha incisa con chiaro intento criptico. Infatti, non solo ha utilizzato due diversi sistemi di rune, le cosiddette “rune di Rök” e il “futark proto-nordico”, ma ha anche fatto un uso non convenzionale di molti segni, oltre ad avervi inserito due sistemi cifrati di scrittura. Tuttavia la pietra è stata tradotta, ma ancora si dibatte sulla sua precisa interpretazione!
Brunilde
Delle valchirie si conoscono i nomi propri e sono tutti nomi parlanti, indici non solo del carattere del loro personaggio, ma anche di un qualche aspetto legato al mondo della battaglia. Ad esempio c’è Guðr o Gunnr, il cui nome significa “guerra”, Herja che significa “devastazione”, Mist ovverosia “nebbia” o Hrund, “la perforante”.
Ma sicuramente tra tutte la più famosa è Brunilde e proprio da lei la Marvel ha ripreso il suo personaggio. Il nome Brunilde, (Brynhildr) deriva da “brynja” che significa “cotta di maglia” e “hildr” che significa “battaglia”, quindi il suo nome si potrebbe tradurre con “Armatura”. Talvolta viene considerata essere un’unica figura con la valchiria chiamata Sigrdrífa, “colei che conduce alla vittoria”, mentre in altre tradizioni sono considerate due figure distinte.
Le storie che riguardano Brunilde sono strettamente legate all’eroe Sigfrido. Dopo aver ucciso il drago Fafnir, a Sigfrido viene detto di recarsi a cercare Brunilde, addormentata per maledizione da Odino. L’eroe riesce a svegliarla togliendole l’armatura (altro che bacio del principe azzurro!) e, destatasi, la valchiria gli narra la sua storia, gli insegna l’uso delle rune (nel famoso “Canto di Sigrdrífa”) e infine i due promettono di sposarsi, perché lei ha giurato di sposare solo un uomo senza paura. Inutile dire che i due non faranno una bella fine, anzi, saranno entrambi, per forza di cose, costretti a sposare altre persone e alla fine Brunilde stessa orchestrerà per vendetta la morte di Sigfrido, pentendosene subito dopo e suicidandosi, con l’unica consolazione di poter essere seppelliti insieme.
Insomma, c’è tutto il materiale per una perfetta tragedia!
La cavalcata delle Valchirie
Quando pensiamo a queste figure femminili della mitologia nordiche, quasi subito ci balza alla mente l’espressione “La cavalcata delle Valchirie”. Ma perché?
Dovete sapere che “La cavalcata delle Valchirie” è il notissimo brano che apre il terzo atto dell’opera “La Valchiria” (Die Walküre) del musicista tedesco Wilhelm Richard Wagner (1813-1883). Quest’opera fa parte della tetralogia “L’anello del Nibelungo”, composta tra il 1848 e il 1874, ed è composta da quattro opere: L’oro del Reno (che costituisce il prologo), La Valchiria (prima giornata), Sigfrido (seconda giornata) e Il crepuscolo degli dei (terza giornata). Questo ciclo di quattro drammi musicali racconta un’unica grande storia incentrata sulle divinità della mitologia norrena e i suoi eroi e la figura protagonista, insieme a Sigfrido, è appunto Brunilde (che dà il nome alla seconda opera) e che, nella terza giornata, sarà l’unica a riscattarsi e a liberarsi finalmente dell’anello maledetto del Nibelungo.
“La Valchiria” venne rappresentata per la prima volta al Teatro Nazionale di Monaco di Baviera il 26 giugno 1870. Il brano “La cavalcata delle Valchirie”, dove appunto le guerriere si schierano in assetto di guerra, dura circa otto minuti ed è stato uno dei più riutilizzati nel cinema per le scene di ingresso epiche prima dell’azione.
Ascoltandolo qui di seguito lo riconoscere subito!
I destrieri delle Valchirie
Dato che abbiamo parlato della cavalcata, adesso parliamo delle cavalcature. Nell’immaginario collettivo solitamente le Valchirie vengono viste con le armi in pugno in groppa a splendidi destrieri alati e la stessa Marvel, sia nei fumetti che nel mondo cinematografico, ha sposato questa immagine.
Nell’iconografia vichinga e scandinava si ritrovano alcune immagini di donne insieme a dei cavalli, armate o con in mano un corno per bere. Tra queste, una delle più antiche rappresentazioni è la pietra di Alskog Tjängvide I, dall’isola di Götland, nel Mar Baltico dove è raffigurata una donna che porge una coppa a un uomo su un cavallo a otto zampe, ovverosia Odino in sella a Sleipnir. Grazie a questo è stato possibile identificarla con abbastanza sicurezza come una valchiria che accoglie Odino o, interpretandola in senso lato, un guerriero defunto nel Valhalla.
Tuttavia vi è una particolare fonte che suggerisce un’altra possibile cavalcatura per queste guerriere: ovverosia i lupi. L’immagine è particolarmente epica e suggestiva e a fornircela è la succitata pietra di Rök. Infatti in essa si trova il seguente verso: “Questo diciamo per dodicesimo, dove il ‘cavallo di Gunnr’ vede cibo sul campo di una battaglia dove venti re giacciono”. Tutti gli studiosi sono concordi nell’interpretare il “cavallo di Gunnr” (la valchiria il cui nome significa “guerra”) come un lupo, sempre per via della loro presenza sui campi dopo una battaglia, che per via della loro ferocia, senza contare che i lupi sono spesso menzionati assieme alle Valchirie.
Sicuramente nei film della Marvel ci sarebbe piaciuto vedere Valchiria a cavallo di un lupo simile a Fenrir!
E con questo siamo giunti alla fine del nostro articolo! Se vi è piaciuto, fatecelo sapere commentando qui o sui nostri canali social e, se avete occasione e circa cinque ore di tempo vi consigliamo di andare a teatro a vedere “La Valchiria”!
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Fonti
- Andrén, A.; Jennbert, K.; Raudvere, Old Norse Religion: Some Problems and Prospects, in “Old Norse Religion in Long Term Perspectives: Origins, Changes and Interactions, an International Conference in Lund”, Sweden, 3–7 June 2004. Nordic Academic Press 2006, pp. 11-14.
- Music by OB-LIX from Pixabay
- C. Cucina, Pietre runiche e letteratura: convergenza, interferenza, contestualità figurativa, in “Le Rune: Epigrafia e Letteratura – IX Seminario avanzato di Filologia Germanica”, a cura di V. Dolcetti Corazza e R. Gendre, Segrate (Mi) 2009, pp. 151-250
- A. Hellstam, The Woman Behind it All – Searching for Social Roles of Woman in Late Iron Age Central Blekinge, Tesi di Master 2019, Lund University.
- L. K. Williams, Changing Perspectives: Valkyries in Text and Image, in “Ex Historia”, Exeter 2019, pp. 111-148.
- https://www.treccani.it/enciclopedia/wilhelm-richard-wagner/
- https://opera-inside.com/la-valchiria-walkure-di-richard-wagner-la-guida-dellopera-e-la-trama/?lang=it
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