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Spider-Man e le divinità ragno della mitologia

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Possiamo affermare che, in qualsiasi sua versione, ormai Peter Parker e il suo alter ego Spider-Man siano diventati dei veri e propri miti per il pubblico di tutto il mondo.

L’idea dell’Uomo Ragno è venuta a Stan Lee quasi per caso, osservando uno di questi animali camminare su un muro, ma in realtà divinità, spiriti e uomini e donne ragno sono presenti in tantissime mitologie e spesso ricoprono un ruolo fondamentale nell’epica narrativa dei paesi da cui provengono.

Vi possiamo assicurare che sono veramente tantissimi, perché i ragni si trovano in ogni anfratto del globo e, nonostante il terror panico che suscitano, sono esseri senza dubbio straordinari e, proprio per questa loro dicotomia, hanno alimentato moltissime leggende. Noi oggi cercheremo di darvi una panoramica almeno sui miti più importanti e noti.

Quindi arrampichiamoci alla scoperta dei personaggi aracniformi della mitologia!

Mitologia africana: Anansi

La più famosa e importante divinità ragno è originaria dell’Africa occidentale e si tratta di Anansi, che poteva assumere sembianze sia di ragno che di essere umano. Il suo culto era praticato dal popolo di etnia Ashanti del Ghana e, successivamente, a causa della tratta degli schiavi, si è diffuso in America, nei Caraibi e in particolar modo in Giamaica. 

Anansi è uno degli dei più importanti della mitologia Ashanti ed infatti è figlio di Nyame, il dio supremo del cielo, e di Asase ya, la dea della terra e della fertilità. Il suo nome completo è Kweku Anansi, ovverosia “mercoledì Anansi”, perché lo si ritiene nato proprio quel giorno della settimana, dettaglio che caratterizza il suo spirito. Il suo ruolo nella cosmogonia è fondamentale, perché ha creato il Sole, la Luna, le stelle e il primo uomo, a cui Nyame infonde la vita. Anansi inoltre insegna agli esseri umani l’agricoltura e mostra loro come costruire case, mentre la sua ragnatela li educa a creare legami tra loro così da formare la società.

Questo dio ragnetto è considerato un trickster e, fedele alla sua natura, utilizza soprattutto la sua astuzia piuttosto che la forza per uscire da situazioni difficili (se vi interessa conoscere la storia e la natura di altri trickster, vi consigliamo questo nostro articolo). Proprio grazie a questa sua astuzia, Anansi diventa il “Detentore di tutte le storie” e fonte di ogni sapere.

Mitologia delle Andamàne: Biliku

Spostiamoci adesso in India, in particolare nel Golfo del Bengala, nell’arcipelago delle isole Andamàne. I popoli che abitano queste isole sono diverse tribù, ormai purtroppo di non molti individui, che rifiutano il contatto con l’esterno (si possono capire). Perciò pochissimo si conosce sul popolo e sulla religione andamanese e, per di più, si tratta di tradizioni orali di una lingua quasi sconosciuta e i miti variano molto da tribù a tribù.

Isole Andamane
Di Venkatesh K from Bangalore, India – Heavenly view, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2088034

Quello che sappiamo è che il tratto distintivo comune è che hanno una divinità suprema delle tempeste, dei venti e dei monsoni del nord-est, sposata con quella corrispettiva del sud-est. Nella parte meridionale la coppia prende il nome di Puluga e Deria, in cui il primo è il dio maschio supremo sposato a una divinità femminile, mentre nella parte settentrionale la coppia divina prende il nome di Biliku e Taria e i loro sessi sono invertiti. Biliku inoltre, a differenza di Puluga, è associata ai ragni (il suo stesso nome ha questo significato) e infatti si dice risieda in una caverna da cui esce quando deve scatenare la tempesta. Inoltre, dopo aver tessuto la sua tela, avrebbe generato l’Universo.

Gli adamanesi credono che infrangere alcuni tabù scateni l’ira della coppia divina e questi tabù sono: bruciare o sciogliere la cera d’api, uccidere una cicala o disturbarla mentre sta cantando facendo rumore e utilizzare certi tipi di cibo.

Inoltre, nel settentrione, si crede che Biliku si infuri ovviamente anche se viene ucciso un ragno (e alcuni altri animali). Perciò, quando una grossa tempesta si avvicina, gli adamanesi sono soliti dire “Biliku è furiosa”.

Mitologia giapponese: Tsuchigumo

Il Giappone è celebre per essere una terra popolata da apparizioni, spiriti e demoni che possono essere sia benevoli che pericolosi per gli uomini. Queste creature prendono il nome generico di yōkai e ne esistono di tutti i tipi. Tra i più comuni vi sono gli yōkai animali e di solito quando sono giovani hanno aspetto puramente animale, mentre man mano che crescono e diventano quindi più saggi e insidiosi assumono tratti umani, fino a potervisi trasformare completamente, celando così la loro vera natura. Tra questi vi sono anche gli yōkai ragno che prendono il nome di tsuchigumo (“Ragno terrestre”). Il ragno di per sé in Giappone non ha connotazione solo negativa, perché viene considerato anche di buona augurio, ma nel caso degli tsuchigumo essi sono spesso malvagi e si nutrono di esseri umani.

Alcuni ritengono che “tsuchigumo” fosse il termine dispregiativo con cui i Giapponesi chiamavano il popolo che abitava le isole prima dell’arrivo dei loro antenati e contro cui furono combattute molte guerre. Il nome sarebbe stato loro attribuito perché vivevano nelle caverne e, nelle descrizioni che ne vengono fatte, sono uomini molto piccoli, ma dagli arti sproporzionati e lunghi. Da qui l’associazione con i ragni. Solo dopo gli tsuchigumo sarebbero assurti a essere dei veri e propri yōkai. La prima apparizione scritta di uno di questi ragni sovrannaturali avviene nella “Tsuchigumo sōshi”, che è una otogizōshi, ovverosia una favola scritta in prosa e accompagnata da disegni (il prototipo dei primi manga) che fa parte di una raccolta composta nel periodo Muromachi tra il XIV e il XVII sec. Nel periodo Edo compaiono le jorōgumo, che letteralmente significa “ragno prostituta” e si tratta di yōkai che assumono l’aspetto di bellissime donne al fine di ingannare gli umani.

Raiko tormentato dallo tscuchigumo - spiderman e le divinità ragno
Di Utagawa Kuniyoshi – 1. [1], Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=314744

Mitologia norrena: Loki

Essendo il ragno spesso considerato un trickster, il nostro caro Loki non poteva non fare una comparsa in questo articolo. Una delle tante etimologie del nome “Loki” è infatti ritenuta essere “locke” ovverosia ragno. Il nostro dispettoso dio infatti ha la capacità di mutare aspetto a piacimento, la maggior parte delle volte in un animale e, oltre a condividere con i ragni una natura maliziosa, condivide anche la capacità creativa. Infatti si racconta che Loki abbia intessuto una rete da pesca proprio simile alla tela di un ragno. Questo è il passo dell’Edda in Prosa di Snorri Sturluson (1179-1241), nel capitolo: “Loki imprigionato”:

Loki con la rete da pesca
Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=679795

Egli pensava a come gli Æsir avrebbero potuto catturarlo in quelle cascate. Un giorno, mentre sedeva in casa, con il fuoco che gli scoppiettava davanti, prese un filo di lino e lo intrecciò ottenendone un tessuto a maglie, così come da allora si fanno le reti. 

Edda in Prosa, Snorri Sturluson, 50b

Insomma, Loki e Spidey hanno più cose in comune di quanto ci si potesse aspettare!

Mitologia greco-romana: Aracne

Venendo a lidi a noi più noti, chiudiamo con la storia della superba, ma sventurata Aracne della mitologia greco-romana. In questo caso non si parla proprio di una donna-ragno, ma di una ragazza che viene trasformata in un ragno. Aracne era figlia del tintore Idmone e sapeva tessere talmente bene che si credeva fosse stata Atena in persona a insegnarle. La fanciulla affermava però il contrario, dicendo fosse la dea ad aver imparato da lei e, cosa sconsigliatissima da non fare quando si ha a che vedere con gli Olimpi, la sfidò a competere in bravura. Atena provò a darle una possibilità di ritrattare la sfida, ma Aracne, continuando a peccare di hýbris (tracotanza, superbia), non desistette. Così Atena e Aracne cominciarono la loro competizione e la fanciulla tessé gli amori degli dei, non risparmiando una certa ironia nel rappresentare le astuzie dei divini (continuava a darsi la zappa sui piedi, sì). Nonostante il lavoro fosse perfetto e gli accoppiamenti dei suoi parenti non la riguardassero, Atena non prese benissimo questa creazione e trasformò Aracne in un ragno, costringendola così a tessere per il resto della sua vita.

E infatti gli Aracnidi, non a caso, sono una classe di artropodi a cui appartengono proprio i ragni.

Di Didier Descouens – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=95579663

Tanti sarebbero ancora i miti sulle divinità e delle altre creature ragno di cui parlare, ma per il momento ci fermiamo qui, riservandoci magari di raccontarvene altri in futuro. Se l’articolo vi è piaciuto, fatecelo sapere commentando qui o sui nostri canali social!

Fonti