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Mulan e la condizione della donna nella Cina imperiale

Se c’è una cosa che la Disney riesce a mostrarci molto bene, all’interno del nostro amato classico “Mulan”, è la situazione delle donne nel primo millennio della Cina Imperiale. In particolare grazie alla canzone che viene cantata proprio alla nostra eroina mentre la stanno preparando all’incontro con la buffa e stramba Mezzana. Ma era davvero così pessima la situazione delle donne cinesi ai tempi della nostra eroina? E, se sì, quanto è realistica allora la sua storia?

Con l’articolo di oggi tenteremo di rispondere proprio a queste domande, facendo un piccolo excursus della condizione della donna durante quell’antichissimo periodo storico.

Prima di andare avanti, tuttavia, mi preme dire che, in realtà, di questo argomento ve ne avevamo già parlato (sia io che Giulia) all’interno di uno studio che abbiamo fatto, qualche anno fa, per la bravissima ĭmāgo latens. Si trattava di un suo progetto che analizzava la storia di alcune delle eroine disney più famose. Questo articolo deriva proprio da quello studio, risalente ormai a quasi due anni fa, che potete trovare qui sul blog di ĭmāgo latens, che approfittiamo per ringraziare moltissimo per averci dato l’opportunità di parlare di un argomento così interessante. Oggi ho deciso di riprenderlo, rispolverarlo e approfondirlo per offrirlo anche qui, sul nostro blog, a tutti coloro che ci seguono. 

Le eccezioni confermano la regola

Senza dubbio la società imperiale cinese nel suo primo millennio aveva molti aspetti misogini e maschilisti, soprattutto perché il Confucianesimo, che dettava rigidi modelli comportamentali in una società strettamente patriarcale, divenne la filosofia ortodossa dell’Impero al tempo della dinastia Han (206 a.C. – 220 b.C.). Le eccezioni alla norma erano però possibili, ma le donne, costrette in una posizione di totale inferiorità, non avevano comunque vita facile. 

Ban Zhao e “I precetti per le donne”

Ban Zhao
Ban Zhao in un’illustrazione – p.d.

«Io, l’indegna autrice, sono rozza, ottusa e di natura poco intelligente, tuttavia ho avuto la duplice fortuna di aver goduto del non piccolo favore del mio letterato Padre e di aver avuto una Madre acculturata capace di darmi un’educazione sulla letteratura e sulle buone maniere. Più di quarant’anni sono passati da quando quattordicenne presi in mano lo straccio e la scopa della casa dei Cao. Durante tutto quel tempo temevo, col cuore tremante, di poter far ricadere la vergogna sui miei genitori [se mio marito avesse chiesto il divorzio] e di poter moltiplicare le difficoltà degli uomini e delle donne della casa di mio marito. Giorno e notte mi tormentavo, lavorando senza sosta senza confessare la mia stanchezza. Tuttavia, ora e sempre, so come fuggire da questa paura. […] Nelle ore di tranquillità ho scritto questo manuale sotto il nome di “Istruzioni per le donne”, perché da esso possiate trovare una qualche utilità alla vostra persona.»

Così inizia il manuale Nu jie (Precetti per le donne) di Ban Zhao, storiografa e poetessa cinese vissuta nel I sec. d.C. Si tratta, in pratica, di un manuale di sopravvivenza per aiutare le giovani donne ad accettare il loro posto nella rigida società patriarcale confuciana. 

Ricordate gli appunti che Mulan si scrive sul braccio la prima volta che la vediamo nel film? Ebbene, essi sono la sintesi perfetta (ma in versione decisamente mitigata) dei comportamenti che Ban Zhao insegnava alle donne, le cui virtù fondamentali sono la debolezza, la rispettosità e l’obbedienza. L’autrice racconta come, alla nascita, le bambine venissero messe sotto i letti per tre giorni, affinché capissero subito la loro condizione di inferiorità.

L’unico modo che aveva una figlia di tenere alto l’onore della famiglia era quindi quello di contrarre un buon matrimonio e considerare il proprio marito come se fosse il Cielo, vivendo con la sua famiglia e le sue concubine. Se non altro, la donna veniva istruita, ovviamente affinché potesse meglio servire il marito. 

Nella famiglia confuciana c’è però una scappatoia attraverso la quale le donne potevano arrivare ad avere potere: la vedovanza. Morto il marito, stranamente la gestione degli affari passava alla moglie. 

Gli splendori della Dinastia Tang 

Così andavano più o meno le cose nella Cina imperiale fino al tempo della dinastia Sui (581-618 d.C.). Il regno della dinastia successiva, quella dei Tang, è ricordato invece per essere stato uno dei più splendenti di tutta la storia imperiale, durante il quale la condizione femminile migliorò considerevolmente. Arti e cultura fiorirono, la letteratura visse un periodo d’oro e, grazie alla Via della Seta e ai commerci marittimi, gli scambi con l’esterno portarono ricchezze e introdussero innovazioni tecnologiche. 

Tutto ciò è stato possibile grazie anche ad una donna: la principessa Zhao Pingyang, che, credeteci, non aveva niente da invidiare a Mulan. 

Pingyang e l’Armata della Dama

Mulan donna cina imperiale  - pingyang
Pingyang – p.d.

È risaputo che gli eroi sorgono quando la situazione si fa disperata ed in effetti il regno dell’ultimo membro della dinastia Sui, l’Imperatore Yang (569-618), non fu propriamente felice. Pian piano il paese stava sprofondando nel caos e l’Imperatore diventava sempre più paranoico e oppressivo. Così nel 617 uno dei suoi generali, Li Yuan, si ribellò. 

Li Yuan aveva una figlia, Pingyang che non rimase con le mani in mano. La giovane utilizzò le sue ricchezze per aiutare la popolazione bisognosa che le divenne fedele, comprò dei mercenari e persuase diversi generali ribelli a seguirla. Pingyang era ferrea su come si dovessero svolgere gli attacchi del suo esercito: niente stupri e saccheggi e, dopo la battaglia, i civili dovevano essere assistiti. In pratica stava facendo ciò che l’Imperatore non aveva mai fatto: anche se in guerra, si prendeva cura del popolo che la ricambiò con la sua lealtà. In breve, la sua armata contò 70.000 uomini e venne conosciuta come “Armata della Dama”. Grazie anche al suo esercito, la capitale venne conquistata nel 618 e l’Imperatore Yang fu costretto al suicidio, mentre Li Yuan salì al trono con il nome di Imperatore Gaozu, dando inizio alla dinastia Tang. Il nuovo imperatore riconobbe il valore di Pingyang, includendola nel suo consiglio di guerra e conferendole il nome elogiativo di Zhao. Purtroppo la principessa morì poco dopo, nel 623, ma fu l’unica donna a cui venne conferito un funerale militare, destinato solo ai più grandi generali. 

L’avvento della Dinastia Song

fasciatura dei piedi - mulan donna cina imperiale
Fasciatura dei piedi – p.d.

Pingyang aveva dato un celebre esempio e infatti durante la dinastia Tang le donne conobbero nuove libertà e nuovi poteri. Molte di loro ricoprirono incarichi di prestigio sia a palazzo che all’estero. Diverse furono le imperatrici e le principesse che scrissero la storia di quel periodo, prime fra tutte l’Imperatrice Wu che, grazie alla scappatoia della vedovanza, salì al potere alla morte del marito e pensò bene di introdurre il Buddhismo in Cina, in modo da liberarsi del patriarcale Confucianesimo. Purtroppo però lo splendore della dinastia Tang finì e seguì l’avvento della dinastia Song (960-1279), famosa per il suo ritorno a un rigido Neo-Confucianesimo. La condizione delle donne non solo tornò come prima, ma si fece persino peggiore. Venne introdotta la pratica della fasciatura dei piedi, l’obbligo di castità e il suicidio delle donne rimaste vedove si fece comune. Per il genere femminile furono tempi decisamente duri. 

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Fonti:

  • Paterlini F., L’evoluzione della condizione femminile in Cina da Confucio a Deng, tesi di Master
  • Paul S. Ropp, Women in late imperial China: a review of recent englishlanguage scholarship, Women’s History Review, 3:3, 1994, 347-383
  • Peterson B. B., Notable Women of China: Shang Dynasty to the Early Twentieth Century, 2000
  • Raphals L., Sharing the Light. Representations of Women and Virtue in Early China, State University of New York, Albany 1998
  • Sabattini E., Donne di potere durante l’Impero Han – Il caso dell’Imperatrice Lu, in La Cina al femminile, novembre 2012, pp. 13-40
  • Swann N. L., Pan Chao: Foremost Woman Scholar of China, (New York: Century Co., 1932), pp. 82-90 repr. in Alfred J. Andrea and James H. Overfield, The Human Record: Sources of Global History, Vol 1, 2d. ed., (Boston: Houghton Mifflin, 1994), pp. 148-53
  • https://www.academia.edu/14661321/lINFLUENZA_DELLA_FILOSOFIA_NELLO_STATUS_DELLA_DONNA_IN_CINA_E_IN_GIAPPONE
  • https://www.academia.edu/4355138/Donne_della_libertà