Capitan Marvel e i nomi in codice dell’aeronautica
Senza alcun dubbio per noi alias come “Capitan Marvel”, “Photon” o “Scarlet Witch” vengono subito associati ai supereroi Marvel, ma dovete sapere che in realtà i nomi in codice vengono utilizzati anche nella vita reale e dai piloti dell’aeronautica militare in particolare.
Poiché questo mese è uscito “The Marvels”, non possiamo che dedicare questo nostro articolo alla nostra meravigliosa capitana Carol Denvers. Gli spunti di riflessione che ci fornisce Carol sono molteplici, tuttavia, avendo già avuto modo di parlare della storia femminile dell’aviazione in questo nostro articolo, oggi abbiamo pensato di approfondire l’argomento parlando nientemeno che dei nomi in codice utilizzati dall’aviazione militare, statunitense in particolare.
Perciò, saliamo con Carol in cabina di pilotaggio e scopriamo la loro storia!
I nomi in codice
Nell’aeronautica militare statunitense i nomi in codice, i cosiddetti “call sign”, sono però diventati una vera e propria tradizione, a cui sono pochissimi i politi che si sottraggono ed infatti ognuno di loro possiede nomi in codice come “Toro”, “Elvis” o… “Pappy”.
Sebbene alcuni nomi sembrino davvero quelli di un supereroe o si adattino bene alla battaglia, altri invece sono piuttosto ridicoli o scherzosi. Il motivo è che servono anche a ricordare al pilota l’umiltà, insomma, a rimanere con i piedi per terra nonostante si trovi ad alta quota e quindi molti di essi ricordano ai militari i loro momenti più imbarazzanti.
I nomi in codice vengono scelti in base all’aspetto, alla storia personale, alla personalità finanche facendo riferimento alla cultura pop, quindi non sono solo utili per le radiocomunicazioni, ma rappresentano anche la personalità del pilota.
Evoluzione dei nomi in codice
I nomi in codice, soprattutto in ambito militare e spionistico, sono sempre esistiti per motivi principalmente logistici, soprattutto per quanto riguardava le operazioni più delicate.
Con l’incremento delle invenzioni tecnologiche e quindi delle comunicazioni a distanza, serviva un modo per identificare il pilota con cui interagivano dalla postazione di comando. Questi nomi che venivano attribuiti ai militari non vennero subito chiamati “nomi in codice”, ma erano un modo per confondere il nemico che fosse stato in ascolto.
Durante la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) l’utilizzo dei nomi in codice aumentò molto, essendo aumentati anche gli scontri aerei che si tenevano, ma il loro massimo uso venne raggiunto durante la Guerra del Vietnam (1955-1975) e infatti dal 1980 divennero una vera e propria istituzione.
Oggi l’attribuzione di un nome in codice a un pilota è un vero e proprio rito di passaggio.
Come si ottiene un nome in codice
Come abbiamo detto, non si può scegliere il proprio nome in codice, ma è qualcosa che viene attribuito al pilota. Questo avviene quando i cadetti entrano per la prima volta come “junior officer” (ufficiale subalterno) nel loro squadrone ed effettuano la prima missione di squadra.
Durante il primo anno trascorso con la propria unità, i piloti hanno modo non solo di conoscersi, ma anche di avere varie occasioni particolari che possono riguardare i singoli piloti e così vengono gettate le basi per creare il nome.
Il comandante però ha l’ultima parola e, dopo che si è volato per la prima volta con un nome in codice non lo si può più cambiare.
Carol “Avenger” Danvers
Come si è potuto vedere dal film “Capitan Marvel” del 2019, sia Carol che Maria Rambeau, la madre di Monica, hanno entrambe un nome in codice e sono rispettivamente “Avenger” e “Photon”. Entrambi i nomi si trasformano in alias da supereroi, il primo per l’intera squadra dei Vendicatori, mentre il secondo diventa il nome da supereroina di Monica nel nuovo film “The Marvels” (questo per quanto riguarda l’UCM, nei fumetti, la storia dietro gli alias è diversa).
Nonostante l’importanza centrale che il nome in codice di Carol ha per l’intero Universo Cinematografico, essendo che da lei deriva il nome di gruppo degli eroi che tanto amiamo, non viene mai svelato come lo abbia ottenuto.
Tuttavia, vedendo tutti gli ostacoli che Carol ha dovuto affrontare per riuscire ad entrare nell’aeronautica, sicuramente conferisce al suo nuovo traguardo quasi un senso di rivalsa.
Brie “Sparrow” Larson
Da tempo, nell’UCM Capitan Marvel viene interpretata magistralmente dalla talentuosa attrice Brie Larson che, come abbiamo già avuto modo di dirvi, si è dedicata con anima e corpo alla preparazione di questo ruolo.
Dopo un allenamento fisico durato nove mesi, che le ha permesso di arrivare addirittura a spostare una jeep di 5000 libbre, si è preparata per il ruolo anche visitando la Nellis Air Force Base, trascorrendo il tempo con i piloti, imparando da loro a emulare le esperienze di volo, fino ad arrivare a viverne realmente una con una simulazione di combattimento areo. Un’esperienza sicuramente emozionante, ma allo stesso tempo al limite… guardate l’intervista che segue per scoprire perché.
Quello che però vogliamo raccontarvi è che, dopo questa esperienza alla base aeronautica di Nellis, anche Brie Larson ha ricevuto un nome in codice, ovverosia l’acronimo SPARROW. La premio oscar non ha voluto raccontare la storia dietro al suo nome, rimanendo fedele alla tradizione aeronautica, ma deve essere sicuramente per lei motivo di orgoglio possedere un alias anche nella vita reale, oltre che nell’Universo Cinematografico Marvel.
Qui di seguito trovate l’intervista in cui racconta (min. 4:55) la sua esperienza all’aeronautica e il suo nome in codice, ma vi consigliamo di vederla tutta perché è molto carina.
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Fonti:
https://www.afgsc.af.mil/News/Features/Display/Article/455671/call-signs-whats-in-a-name/
https://www.professionalaviation.it/le-donne-pilota-della-storia/
Mirrlees T., Marveling the World with Hollywood Militainment: Captain Marvel and the U.S. Air Force Go Higher! Further! Faster!, Academia, 2021