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Alfred Hitchcock tra passato e presente

Perché fanno questo? Perché fanno questo?! Dicono che è cominciato tutto quando tu sei arrivata qui! Chi sei? Cosa sei? Da dove sei venuta? Tu sei la causa di tutto questo! Tu sei cattiva! Sei una strega! (una madre che urla disperata)

Quando Giulia mi ha contattato chiedendomi se volessi fare parte di questo progetto non solo ho accettato subito ma sapevo benissimo quale film poteva fare al caso mio per inaugurare questa rubrica.
«Antonio hai carta bianca sulla scelta dei titoli, sulla forma cerca, però, di rispettare alcuni presupposti…» così si raccomandava quando, tra le varie condizioni, mi ha chiesto di inquadrare l’articolo in una cornice storica. Anche lì non ho avuto dubbi. Tutto combaciava perfettamente: questa mia ossessione che ormai mi perseguita da mesi e la possibilità, finalmente, di poterla esorcizzare dandole forma.

Marzo 2020

La pandemia è appena scoppiata, il mondo sta per essere risucchiato in questa spirale di inquietudine, di tensione e visto che il Fato, l’Universo, Dio hanno grandissimo senso dell’umorismo, mi ritrovo in Lombardia già da qualche mese per il mio primo anno di insegnamento. Quella stessa Lombardia che poi diverrà cuore nero di questa Europa colpita duramente dal Covid.
Chiuso in casa, stipato in angolo sul divano e con la concreta paura di venire “attaccato” il mio pensiero corre subito ad Alfred Hitchcock e al suo The Birds. Questa pellicola del 1963 stava ritrovando una nuova giovinezza nei miei anfratti più oscuri fino a diventare una vera e propria ossessione.

Immagine presa da wikipedia commons

San Francisco

Con lo sguardo seguiamo una giovane donna, capelli biondi, occhi azzurri, molto affascinante sfrontata perfino nel camminare, entrare in questo negozio di animali. Notiamo subito due cose: l’attenzione che Melanie Daniels (interpretata dalla bravissima Tippi Hedren, madre di Melanie Griffith e nonna di Dakota Johnson; “50 sfumature di attrici” mi verrebbe da dire), rivolge allo stormo di uccelli in volo sulla città e l’apparizione, quasi mistica, di Hitchcock. Nel dettaglio lo vediamo uscire dall’oscurità verso la luce con due cani al guinzaglio, due entità simili ma distinte legate a un filo tenuto ben stretto dalla mano del regista; una scena costruita in maniera così geometrica mi ha fatto sempre pensare più che a un cameo a un omaggio al suo film precedente: Psyco.


Torniamo al negozio di animali. La Daniels ha appena chiesto alla commessa che fine avessero fatto i pappagallini da lei ordinati e in attesa della risposta lasciamola un minuto da sola aggirarsi tra le decine di gabbie che adornano il locale. Un controcampo veloce ci mostra Mitch, un uomo elegante nei modi e nel vestire incapace, però, di nascondere nei propri occhi l’estasi che sta provando nel trovarsi dinanzi questa musa rinascimentale acquisire forma terrena nella figura di Marilis…. Melanie.
“Love Birds” sapete chi sono? In italiano li chiamiamo “Inseparabili” ovvero quegli uccelli che riescono a sopravvivere soltanto se stanno in coppia. Bene, adesso lo sapete. Un semplice equivoco pianificato da quel fusto di Rod Taylor, il nostro Mitch Brenner, preparerà il terreno al MacGuffin che farà partire la storia alla quale ruoterà Gli Uccelli.

[Stop? Perché Stop? Come? Non sanno cos’è un MacGuffin? Ma certo che lo sanno. Ma… scusa… allora di che stiamo parlando… vabbene vabbene. Pronti a girare? Motore… azione!]

Nel caso non sapesse cos’è un MacGuffin ve lo spiego subito di mia spontanea volontà.
Il MacGuffin è un pretesto, anche semplice, al servizio della trama principale perché utile a far partire la storia principale per poi essere abbandonato durante lo svolgimento.

[Stop?? Di nuovo?? Come?? Più semplice?? In che senso?? Vabbene… possiamo andare avanti per favore? Motore… azione!]

Avete presente la valigetta di Pulp Fiction? Quello è un MacGuffin. Da una semplice trovata come il recupero di una ventiquattrore parte una delle miglior storie concepite dalla mente di Tarantino.
Il nostro MacGuffin, tornando a The Birds – termine tra l’altro inventato dallo stesso Hitchcock – è il voler recapitare una coppia di Inseparabili a casa di Mitch. Melanie, colei che tutto può avere e tutto può fare, sentendosi ferita nell’orgoglio perché trattata con sufficienza da Mitch si convince che quel “nuovo giocattolo” dovrà essere suo. Così, senza preavviso, piomba a casa sua con questa gabbietta, questo cavallo di Troia vestito da dono per la sorella di Mitch ma un vicino la informerà che potrà bussare quanto vuole, tanto non troverà nessuno perché si trovano tutti a Bodega Bay, un piccolo centro sulla costa a pochi chilometri da San Francisco. Adesso allacciate le cinture perché Melanie ci porterà correndo in auto fin lì. M A C G U F F I N .

Bodega Bay

Bastano due inquadrature per darci subito l’idea di una realtà completamente diversa dalla caotica San Francisco.

Qui c’è una panchina, sediamoci e gustiamoci tutta la scena con il dovuto distacco.

Melanie ha appena noleggiato una piccola barca per arrivare di soppiatto a casa Brenner. Non trova nessuno, posa la gabbietta con gli Inseparabili in soggiorno e ritorna sulla barca godendosi da lontano il ritorno di Mitch per vedere di nascosto l’effetto che fa. Il caro Brenner capisce subito che lì o si arriva da terra o si arriva da mare e volgendo lo sguardo in acqua trova la nostra Melanie nascosta tra i remi. Motori accesi… lei in barca e lui in auto daranno vita a questa coreografia meccanica che porterà inevitabilmente all’incontro.

Non distrarti. Riesci a vederli? Attento che qui il découpage è importante.

[Campo] Mitch arriva sul molo in attesa dell’arrivo di Melanie
[Controcampo] Melanie continua serenamente la navigazione verso il molo.
[Campo] Gabbiano in solitaria vola qualche metro sopra l’imbarcazione di Melanie. [Controcampo] Melanie alla vista di Mitch sulla banchina sorride sorniona quando senza alcun preavviso alla sinistra dell’inquadratura, lo stesso gabbiano visto prima, entra in picchiata sulla testa di Melanie riportandole delle ferite.

TURNING POINT. “Punto di svolta”, ogni storia ne ha uno. Gli uccelli si sono palesati e hanno scagliato il loro primo attacco. Lo stesso Hitchcock in una bellissima intervista concessa a Truffaut dirà che lo schema seguito per la narrazione di questa sua pellicola è riassumibile in poche parole: dal più piccolo al più grande. Un crescendo rossiniano che va dal singolo attacco di un gabbiano a una vera e propria avanzata ornitologica su scala planetaria.

Vale la pena citare in questo contesto una riflessione che arriverà qualche anno più tardi, ad opera di Slavoj Zizek, all’indomani dell’11 Settembre che non solo trovo affascinante ma dice molto su come opere del genere riescano a non invecchiare mai. Riporto letteralmente:

«Forse la scena ripetuta all’infinito dell’aereo che si avvicina e colpisce la seconda torre del Word Trade Center non è altro che la versione realistica della famosa scena da Gli Uccelli di Hitchcock in cui Melanie si avvicina al molo di Bodega Bay dopo aver attraversato la baia su una piccola imbarcazione. Mentre si appresta all’approdo e sta salutando con la mano il suo (futuro) innamorato, un singolo uccello (che all’inizio sembra solo una macchia nera indistinta) entra nel campo visivo da destra e la colpisce sulla testa. Non potremmo dire che l’aereo che ha colpito la torre del WTC è stato il perfetto colpo alla Hitchcock, la macchia anamorfica cha ha denaturalizzato l’idillico e consueto panorama newyorkese?»

Turning Point, ogni storia ne ha uno.

Adesso però non facciamola troppo lunga che il tempo a nostra disposizione è quasi terminato.

L’attacco del gabbiano costringerà Melanie a soggiornare almeno una notte a Bodega Bay. In questa occasione farà la conoscenza della sorella di Mitch ma soprattutto della madre. Tante sono le parole che si sono sprecate sulla lettura in chiave freudiana de Gli Uccelli e non a torto aggiungerei visto che i presupposti ci sono tutti: una madre vedova possessiva nei confronti dell’unico figlio maschio viene minacciata dall’improvvisa presenza di una donna che può dare a Mitch l’unica cosa che una madre non può dare.

La storia si dipanerà tra attacchi sempre più frequenti, numerosi ma soprattutto estremamente violenti: la morte inizia a farsi strada. L’unica scena che forse davvero non ha bisogno di presentazioni è l’attacco dei corvi alla scuola elementare con tanto di bambini in fuga beccati in volto fino a sanguinare.

Anticipiamoci un po’ e facciamoci trovare già nella tavola calda; fidatevi lì staremo al sicuro.

Entrano Melanie e Mitch e Hitchcock in questa sequenza dimostra tutta la sua intelligenza artistica. Sa che il pubblico a questo punto del film si starà ponendo decine di domande allora decide di riunire nello stesso spazio e nello stesso tempo alcuni personaggi che potrebbero rispecchiare i vari stati d’animo degli spettatori in sala.

L’ornitologa con le sue risposte scientifiche cercherà di contrastare la spiegazione biblica, per non dire apocalittica uscita fuori dalla bocca (e dal bicchiere) del predicatore.

Un marinaio giura di aver visto uno stormo di gabbiani attaccare il proprio peschereccio mentre un commesso viaggiatore, trovatosi lì per caso suggerirà di non perdere tempo e di uccidere queste bestie volanti. Ma la mia preferita è lei… la vedete? E’ seduta al tavolo con i suoi due figli. Non vuole ascoltare, queste storie le fanno paura. Una paura ancestrale che parte dalle viscere profonde per infrangersi in quegli occhi spalancati in cerca di una verità qualsiasi alla quale credere basta che non sia quella ripetuta a squarciagola da Melanie.

Anche adesso dovreste fare attenzione al montaggio non per trovare un qualche disegno cosmico ma soltanto per ammirare l’Artista, il Genio all’opera. Ammirate ma soprattutto ricordate da dove siamo partiti: da una stanza in Lombardia nel marzo del 2020.

L’azione sta diventando sempre più frenetica, le voci si sovrappongono l’un l’altro in tonalità sempre maggiore. Il commesso viaggiatore si offre di dare un passaggio alla madre con i suoi due figli, lei non aspettava altro e insieme si dirigono al parcheggio.

Nell’inquadratura successiva ci spostiamo all’aperto; vediamo un benzinaio intento a fare il suo lavoro quando, a causa di un violento attacco subito da un gabbiano, resta a terra tramortito. Peccato che nel cadere abbia fatto fuoriuscire tanta di quella benzina da arrivare a bagnare la macchina del commesso viaggiatore qualche metro più in là.

Un momento… ma cosa fa? Si accende un sigaro? Ma non ha visto a terra? Signore! Signore!!!

Caduta a terra del fiammifero. Prima esplosione. Scia di benzina infuocata. Seconda esplosione!

Melanie resta alla finestra, immobile, gli unici suoi movimenti sono illusori perché in realtà siamo noi a spostarci attorno a lei come se le stessimo scattando delle foto. Immortalata nella Volontà di Impotenza. Spettatrice inerme di un destino ineluttabile portatore di morte. Fermo, su quel divano fisso a guardare immagini trasmesse a ripetizioni da quella finestra chiamata televisione.

Luglio 2020

Il resto del film è una sequela di attacchi sempre maggiori proporzionati a degli spazi sempre più ristretti per trovare riparo. Bisogna restare chiusi in casa se non si vuole essere attaccati. La radio diffonde notizie di zone sempre più colpite, la nazione è quasi sotto scacco e nessuno riesce a trovarvi rimedio.

Un silenzio che fa rumore, città deserte e un viaggio verso la salvezza che ha appena avuto inizio. Ecco il messaggio che ci lancia Hitchcock nel 1963.

Come dargli torto, sono anni particolari. La Guerra Fredda, la Crisi cubana, i disordini in Europa sono tutti elementi che inducono a pensare a un’esistenza, a un equilibrio così delicato da poter finire da un momento all’altro. Una minaccia capace di portare morte e distruzione da un giorno all’altro non era così fantascientifica come ipotesi. I grandi artisti, però, non hanno soltanto il talento di catturare il presente ma anche di modellarlo in maniera tale da essere letto pure per le generazioni future. E quegli uccelli che attaccano in maniera indiscriminata chiunque non stia al coperto non hanno mai smesso di avventarsi sul genere umano. Attendono in disparte, in un rumoroso silenzio.

[CUT!!! E’ andata bene, si? Non troppe spiegazioni per chi non l’ha visto… una possibile nuova chiave di lettura per chi intende rivederlo…. Iniziate a smontare che andiamo a casa…. Cosa? Perché quella citazione a inizio articolo? Ovvio… quello straniero…. quello straniero che arriva dalla grande città per approdare in una piccola realtà di provincia sono io. Melanie Daniels… la strega… caro figliolo… sono io! La mamma, quell’interno della tavola calda, ha avuto sempre ragione.]

  •   Il cinema secondo Hitchcock, Francois Truffaut, Il Saggiatore 2014
  •   Benvenuto nel deserto del reale, Slavoj Zizek, Meltemi editore 2017