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Black Panther, storia del movimento e del supereroe

Sicuramente uno degli eroi più significativi e che ha svolto un ruolo di fondamentale importanza culturale in America e ormai anche nel mondo è Black Panther, alias re T’Challa, interpretato magistralmente da Chadwick Boseman, purtroppo scomparso prematuramente quasi due anni fa. L’attore era ben consapevole dell’importanza che il suo personaggio aveva e del messaggio che trasmetteva e, proprio per questo, ha voluto continuare a interpretarlo fino all’ultimo, nonostante la malattia. Perciò è proprio a lui che vogliamo dedicare l’articolo di questo mese, parlandovi del movimento di organizzazione rivoluzionaria afroamericana che porta lo stesso nome del supereroe, della lotta e del movimento per i diritti delle persone di colore in America e dell’importanza culturale che ha avuto Black Panther in tutto questo.

Gli anni ’60

Lo scenario in cui le Pantere Nere fanno il loro ingresso è quello dei “Favolosi” anni ’60. Sono gli anni della beat generation, della cultura pop capitanata dalla musica dei Beatles e della corsa allo spazio che culminerà il 21 luglio 1969 con l’allunaggio dell’Apollo 11 (se vi interessa quest’ultimo argomento vi rimandiamo a questo nostro articolo). Insomma, erano gli anni della rivoluzione culturale.

Tuttavia sono prima di tutto gli anni della lotta per l’affermazione dei diritti civili e della l’integrazione razziale. Migliaia di giovani scesero in pizza per esprimere il loro dissenso e i loro ideali politici e queste manifestazioni sfoceranno nella rivoluzione culturale del ’68.

Lotta per i diritti razziali

 Martin Luther King
Martin Luther King (immagine di pubblico dominio)

Dal punto di vista della lotta per l’integrazione razziale, in questi anni lottano Martin Luther King e Malcom X.

Martin Luther King, il 28 agosto 1963, marciò pacificamente su Washington assieme ad oltre 200.000 persone affinché venissero riconosciuti i diritti degli afroamericani, tenendo lo storico discorso “I have a dream“.

Di idee completamente opposte e che si batteva per il nazionalismo nero in America, era Malcom X, che criticava il movimento nonviolento di King, incoraggiando invece alla lotta di resistenza.

Entrambi vennero assassinati. Malcom X il 21 febbraio 1965 mentre teneva un discorso ad Harlem, quartiere di Manhattan noto per essere storicamente un centro culturale afroamericano, mentre Martin Luther King il 4 aprile 1968 mentre alloggiava in un motel di Memphis.

In un altro continente la situazione non era diversa perché erano gli anni dell’inizio della lotta di Nelson Mandela contro l’apartheid in vigore dal 1948 in Sudafrica. Di contro in quegli anni però diverse colonie africane riuscirono a ottenere l’indipendenza.

Il Black Panther Party

Black Panther movimento e supereroe: Huey P. Newton e Bobby Seale
Huey P. Newton e Bobby Seale (immagine fair use)

Sorto sulla scia del nazionalismo nero che andava diffondendosi in quegli anni e del cosiddetto “Black power”, il Black Panther Party for Self-Defense nacque a Oakland, in California, il 15 ottobre 1966 per iniziativa di due ex-compagni di scuola, Huey P. Newton e Bobby Seale. Il simbolo del Black Panther Party (BPP), la pantera nera, derivava da quello utilizzato dalla “Organizzazione per la libertà della contea di Lowndes” di cui i primi membri facevano parte. Il BPP era impegnato nell’autodifesa e nell’emancipazione degli afroamericani e forse fu la più importante organizzazione per la lotta afroamericana.

Attivo dal 1966 al 1982, i suoi slogan recitavano “Power to the people” e “Off the pigs” e al posto del principio della nonviolenza di King sostituirono quello dell’autodifesa. Furono quattro i modelli di influenza più importanti che il movimento trasmise: l’importanza della resistenza armata, il sostegno e i servizi per la comunità, l’impegno all’autodeterminazione di tutti i popoli e un modello di politica attiva per i popoli oppressi.

La repressione contro il BPP però non tardò ad arrivare e coinvolse anche l’FBI che arrestò diversi membri del partito, il quale finì per dissolversi.

Il piano dei dieci punti

Il BPP si organizzò con uno statuto basato su dieci punti che costituivano obiettivi fondamentali da dover raggiungere. Questi presero il nome di ten point plan, il piano dei dieci punti e sono così schematizzati:

  1. Vogliamo la libertà, vogliamo il potere di determinare il destino della nostra comunità nera
  2. Vogliamo piena occupazione per la nostra gente
  3. Vogliamo la fine della rapina della nostra comunità nera da parte dei capitalisti
  4. Vogliamo abitazioni decenti, adatte a esseri umani
  5. Vogliamo per la nostra gente un’istruzione che smascheri la vera natura di questa società americana decadente. Vogliamo un’istruzione che ci insegni la nostra vera storia e il nostro ruolo nella società attuale
  6. Vogliamo che tutti gli uomini neri siano esentati dal servizio militare
  7. Vogliamo la fine immediata della brutalità della polizia e dell’assassinio della gente nera
  8. Vogliamo la libertà per tutti gli uomini neri detenuti nelle prigioni e nelle carceri federali, statali, di contea e municipali
  9. Vogliamo che tutta la gente nera rinviata a giudizio sia giudicata in tribunale da una giuria di loro pari o da gente delle comunità nere, come è previsto dalla costituzione degli Stati Uniti
  10. Vogliamo terra, pane, abitazioni, istruzione, vestiti, giustizia e pace

Black Panther del Wakanda

In tutto questo la Marvel dette il suo contributo alla rivoluzione culturale degli anni Sessanta introducendo, nel luglio del 1966, il primo supereroe di colore dei fumetti: Black Panther.

T’Challa fece la sua prima apparizione su Fantastic Four n. 52 ed ebbe subito un grandissimo successo. La sua ideazione antecedette di sei anni quella del primo supereroe nero della DC John Stewart (dicembre 1971) e inoltre prima di T’Challa solo Gabe Jones degli Howling Commandos era un personaggio di colore ad aver avuto un qualche ruolo di rilievo. Prima di lui erano rari i personaggi neri non caricaturali e quindi per la prima volta con Black Panther si mostrava un eroe con veri e propri poteri sovrumani di colore in una rappresentazione epica e spettacolare, in cui T’Challa si presentava non solo come supereroe, ma anche come re di una nazione africana libera e più sviluppata di quella americana

Black Panther movimento e supereroe: immagine di Black Panther
Immagine fair use da qui – ©Marvel. All Rights Reserved.

T’Challa e il BPP

Ma quindi, dato che sono nati entrambi lo stesso anno, T’Challa e il BPP sono collegati?

In realtà sembrerebbe di no. Il primo alias da supereroe a cui la Marvel aveva pensato per T’Challa era “Coal Tiger”, ma Stan Lee decise di cambiarlo in Black Panther in onore dell’animale che accompagnava il protagonista di alcuni racconti pop. Bisogna però dire che, sebbene la nascita del re del Wakanda preceda di alcuni mesi quella del BPP, il loro logo esisteva già e sicuramente qualche sentore nell’aria doveva esserci. Anche perché Black Panther è stato creato non solo per seguire la moda del momento, ma anche con un intento politico: i creatori infatti avevano diversi amici di colore e perciò erano coinvolti nella loro situazione, a cui decisero di contribuire creando il supereroe.

Black Panther, movimento e supereroe: Logo del BPP
Logo del BPP (immagine di pubblico dominio)

L’argomento è molto vasto e ci sarebbero ancora tantissime cose da approfondire, ma abbiamo voluto intanto darvi una panoramica generale. Perciò, come sempre, se l’articolo vi è piaciuto fatecelo sapere e condividetelo sui canali social!

Fonti: