Articoli,  Marvel,  Storia moderna e contemporanea

Winter Soldier, il fantasma della Guerra Fredda

Nelle origini di ogni supereroe c’è sempre un evento che segna il punto di svolta della sua vita e per Steve Rogers, Capitan America, quel momento è la tragica morte del suo migliore amico Bucky Barnes.

Nei fumetti Marvel, bisogna ammetterlo, chi è morto non lo resta mai tanto a lungo e, bene o male, trova sempre il modo di ricomparire. In questo andirivieni dall’aldilà, Bucky ha però costituito un’eccezione, perché, secondo le leggi non scritte della narrazione, la sua era una di quelle morti immutabili in quanto momento fondamentale per la caratterizzazione del personaggio di Steve, un po’ come lo è per Spider-Man la morte dello zio Ben.   

Dopo oltre quarant’anni però, nel 2005, Ed Brubaker stravolse questa verità indiscussa riportando in vita Bucky Barnes nei panni dell’assassino sovietico noto come Soldato d’Inverno.

La Guerra al Terrore

Quando nel 2004 Ed Brubaker ebbe l’idea del Soldato d’Inverno erano passati solo pochi anni dall’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 e l’America era ancora avvolta nella cosiddetta “Guerra al Terrore”, una serie di operazioni militari contro il terrorismo internazionale.

La propaganda aveva toni che rievocavano la Seconda Guerra mondiale, in cui il nemico era dipinto come malvagio e assetato di potere come lo erano stati i Nazisti e l’attentato delle Torri Gemelle veniva paragonato a quello del porto di Pearl Harbor (7 dicembre 1941). In realtà però il clima che si respirava in America dopo l’11 settembre era molto più simile a quello della Guerra Fredda: terrore di avere un nemico nascosto in casa, paura degli stranieri e limitazione dei diritti civili per la sicurezza nazionale.

In una simile realtà, l’entrata in scena del Soldato d’Inverno era inevitabile.

Un uomo fuori dal tempo

(immagine da marvel.fandom) –
©Marvel. All Rights Reserved.

Capitan America ha sempre incarnato gli ideali americani di giustizia e rettitudine, combattendo contro il male, personificato dai Nazisti. Vent’anni dopo la sua presunta scomparsa, viene ritrovato dagli Avengers e si risveglia in un mondo completamente cambiato. Il personaggio di Cap ha sempre avuto diverse sfaccettature, ma la più costante è il fatto che sia intriso di nostalgia. Steve non sa adattarsi alla morale dei nuovi tempi ed è sempre immerso nel ricordo di un passato in cui gli americani incarnavano il bene superiore perché combattevano per una giusta causa contro un nemico che era davvero malvagio. Non c’erano sfumature di grigio, solo verità bianche e nere.

Dopo il 2001, anche la storia di Capitan America ha subito un reboot, secondo cui Cap non si risveglia negli anni 60, ma salta invece completamente il periodo della Guerra Fredda, di cui scoprirà la sconcertante realtà e il ruolo chiave che ha giocato il suo amico Bucky in quel periodo.

Thomas Paine e il Soldato d’Estate

Thomas Paine, winter soldier guerra fredda
Ritratto di Thomas Paine (immagine da wikicommons)

L’idea del soldato d’inverno risale addirittura alla nascita degli Stati Uniti d’America. Uno dei suoi padri fondatori, Thomas Paine, dopo la battaglia di Valley Forge, in un momento particolarmente difficile per l’armata di Washington, nel 1776 scrisse “La Crisi Americana” in cui disse: “Sono tempi, questi, che mettono alla prova l’animo degli uomini. Il soldato d’estate e il patriota che combatte alla luce del sole, in questa crisi, abbandoneranno il servizio del proprio paese; ma colui che resiste ora, merita l’amore e il ringraziamento degli uomini e delle donne”. Da qui nacque il concetto dell’irriducibile soldato d’inverno, il vero patriota che affronta ogni avversità, un concetto che venne poi ripreso dai soldati americani veterani della Guerra del Vietnam.

VVAW e l’Inchiesta del Soldato d’Inverno

Nel 1967 venne fondata l’organizzazione “Veterani del Vietnam Contro la Guerra” (Vietnam Veterans Against the War – VVAW). Questi soldati si consideravano veri patrioti perché, dopo aver combattuto in Vietnam, si batterono affinché venisse riconosciuto che la guerra era futile e moralmente sbagliata. Si consideravano soldati d’inverno perché la loro opposizione alla guerra era un atto patriottico in quanto credevano negli ideali americani e volevano proteggerli dal governo stesso che invece li obbligava a rinnegarli, costringendoli ad azioni disumane in guerra. Il governo stesso condannò questi ex-soldati, soprattutto quando nel 1971 avviarono una conferenza chiamata proprio “Inchiesta del Soldato D’Inverno” (The Winter Soldier Investigation) in cui denunciavano i crimini di guerra e le atrocità che avevano visto e che loro stessi avevano compiuto per volere del governo americano e di cui nessuno parlava. Avrebbero potuto rimanere in silenzio, ma decisero di essere soldati d’inverno e compiere il proprio dovere perché i crimini che avevano commesso erano una minaccia stessa per l’America e l’ideale di giustizia americano.

Manifestazione dei VVAW contro la guerra - winter soldier guerra fredda
Manifestazione dei VVAW contro la guerra (immagine da wikicommons)

“Noi Russi non abbiamo che il nostro inverno”

Da tutto questo sorse l’idea del nuovo alter ego di Bucky Barnes. Ed Brubaker scelse il nome di Soldato d’Inverno proprio in riferimento a Paine e ai VVAW. Il nome inoltre si adattava perfettamente anche alla Guerra Fredda e alla Russia, il cui gelido inverno, il famoso “Generale Inverno”, aveva sconfitto Napoleone e i Tedeschi.

Il personaggio di Bucky venne quindi trasformato e divenne un mito, uno fantasma invisibile che ha influenzato l’andamento della Guerra Fredda con i suoi omicidi e le sue azioni segrete.

Ecco quindi che, colui che era stato il migliore amico di Steve Rogers, diventava adesso il suo opposto speculare. Entrambi ibernati e scongelati, entrambi supersoldati, ma che combattono in maniera e per cause completamente opposte.

Chi è causa del suo mal…

Per adattare meglio la trama e il messaggio che voleva trasmettere, Brubaker scelse anche di cambiare le origini di Bucky. Viene quindi mostrato che, durante la Seconda Guerra mondiale, il giovanissimo Bucky venne addestrato dagli Americani ad essere un assassino, compiendo quelle azioni segrete e quei delitti necessari per il bene superiore, ma che l’integerrimo Capitan America non avrebbe mai potuto compiere. Per questo, quando viene trovato dai Russi, Bucky ha perso sì la memoria, ma non la capacità di uccidere. È quindi l’America stessa ad aver in realtà creato l’arma perfetta per i suoi nemici, esattamente come successe per lo sviluppo della bomba atomica.

Inoltre, come sappiamo, Bucky subisce da parte dei Russi il lavaggio del cervello e la sua mente viene ricondizionata. L’idea che i Comunisti potessero fare simili cose era una paura comune durante la Guerra Fredda (basti pensare al caso della Vedova Nera, come abbiamo già avuto modo di dire), quindi non sorprende che questo sia anche il destino di Bucky. Ma c’è di più.

I veterani dell’VVAW raccontavano che, di fatto, alcuni comportamenti imposti loro dal governo americano erano una sorta di condizionamento mentale per spingerli poi ad essere più aggressivi in battaglia e Brubaker fa tesoro di questa testimonianza. Ecco quindi che nel corso della storia non è il solo Bucky a subire il lavaggio del cervello, ma praticamente tutti i personaggi coinvolti, compresa Sharon Carter e lo stesso Steve Rogers, dimostrando ancora una volta che nessuna fazione è migliore dell’altra.

Sfumature di grigio

Nel 2005 gli autori della Marvel hanno riproposto il tema della Guerra Fredda con un’ottica però più oggettiva e distaccata che ovviamente gli autori degli anni ’50 e ‘60 non potevano certo avere dato che la stavano vivendo. Inoltre le connessioni con altri periodi storici hanno poi permesso di creare una storia e un personaggio molto complessi, strutturati su vari livelli.

Quello che è certo è che il ritorno di Bucky è stato un punto di svolta sconvolgente per i lettori, ma soprattutto per Steve Rogers, sia nel bene che nel male. La comparsa del Soldato d’Inverno infatti fa crollare le certezze che Capitan America aveva sempre avuto e mantenute salde fin dalla Seconda Guerra mondiale. D’improvviso la verità non è solo più bianca e nera, il confine tra bene e male non è così netto, ma tutto si mescola in tante sfumature di grigio, dimostrando che è meglio imparare dalla storia piuttosto che ripeterne gli errori.

Bibliografia