Una bevanda, un mito: Thor e la Birra
Per festeggiare una grande vittoria ci sta sempre bene una bella bevuta (oltre allo Shawarma, si intende!) e non importa se gli altri Avengers sorseggiano sofisticati drink in eleganti flûte o coppe da cocktail di cristallo, Thor, da fiero dio norreno, si scola la sua birra.
La birra è, di fatto, la bevanda per eccellenza dei popoli nordici d’Europa nonché unico vero modo per dissetarsi se si vuole essere considerati dei “veri duri”.
Non sia mai che il dio del Tuono venga colto a sorseggiare una banale e profumata tazza di tè!
Un sorso di storia
La birra è una bevanda fondamentale per tutti i popoli che coltivano cereali. Nell’antichità era importante anche perché il processo di fermentazione garantiva l’eliminazione dei batteri, rendendola così più salubre di molta dell’acqua disponibile a quei tempi.
Le prime tracce di produzione della birra sono state trovate ben lontane dai paesi scandinavi. Recenti studi hanno infatti individuato evidenze archeologiche di produzione di birra nella grotta di Raqefet, in Israele, risalenti a 13.700-11.700 anni fa e appartenenti alla cultura semi-nomade natufiana.
Nel Vicino Oriente antico, i Sumeri adoravano Ninkasi, la dea patrona della birra, la cui produzione era affidata alle donne. Testimonianza del culto è un inno in cui si loda la dea e, nel frattempo, se ne approfitta per dare la ricetta per la sua fermentazione.
I Babilonesi non furono da meno e nel Codice di Hammurabi, una delle più antiche raccolte di leggi mai scritte, era prevista la morte per coloro che non rispettavano i criteri di produzione della birra. C’era poco da scherzare!
Anche i vicini Egizi erano degli intenditori. La birra veniva prodotta dai faraoni stessi e la si dava da bere persino ai bambini come bevanda salutare.
Insomma, era la preferita da tutti.
Ma poi arrivarono i Greci e i Romani e nel Mediterraneo i gusti cambiarono un po’. Entrambi i popoli conoscevano e bevevano la birra, ma per loro niente poteva battere un bicchiere di buon vino.
I Romani la utilizzavano invece per la cosmesi e per alcuni rituali dedicati a Cerere, ma soprattutto la consideravano una bevanda da rozzi barbari, bevuta dai popoli delle province nordiche e da quelli oltre il limes, il confine civilizzato dell’Impero romano.
La birra si beve ghiacciata: i paesi nordici
I Romani però non avevano tutti i torti sul fatto che a nord fossero grandi consumatori di birra. Per i popoli norreni la bionda era nientemeno che la bevanda sacra dei guerrieri. Purificata durante il suo processo di produzione, trasferiva al combattente l’energia della terra da cui era nata, riempiendolo di forza e furore (almeno fino alla mattina successiva, poi subentrava il mal di testa da sbronza).
Persino nell’Edda Poetica, composta tra il IX e il XI sec., molti versi vengono dedicati alla birra.
Veniva consumata in cerimonie per avvicinarsi agli dei e, soprattutto, per brindare ai compagni caduti. Il fatto che, alla fine del film “Thor”, gli Asgardiani siano riuniti a banchetto quindi non è uno spregio alla presunta morte di Loki, ma anzi gli stanno rendendo omaggio.
Il tonante e la birra
Come tutti gli dei asgardiani che vogliono farsi rispettare, Thor è famoso per la sua capacità di tracannare litri di birra come se fosse acqua e la mitologia nordica celebra più volte questa sua qualità. Perciò, quando in “Thor: Ragnarok” Doctor Strange fa comparire in mano a Thor un boccale di birra che si riempie magicamente non appena finito, è chiaro che il dio del Tuono non possa che accogliere con giubilo questa magia, tanto che i fan hanno stabilito che il soprannome affibbiato da Thor a Doctor Strange debba essere “Infinity beer wizard”.
Nel film, Thor sembra essere abbastanza sorpreso e confuso di fronte alla magia di Stephen (e chi non lo sarebbe), ma in realtà non si tratta della prima esperienza che Thor ha con degli strani boccali dai magici poteri.
No birra no party
Nelle saghe norrene, il gigante Ægir non solo è signore del mare, ma è anche il patrono della birra, nonché suo produttore ufficiale ad Asgard. Proprio come il boccale di Strange, i suoi corni non rimanevano mai vuoti e gli Æsir ne erano ben felici. Ma non è sempre stato così. Si narra nell’Hymiskviða, il Carme di Hymir contenuto nell’Edda Poetica, che gli dei mentre stavano banchettando con della selvaggina appena cacciata si accorsero di una cosa fondamentale: mancava la birra.
Panico.
In preda alla disperazione, Thor marciò fino a casa di Ægir a reclamare birra per tutti gli dei. Non potendo sbattere la porta in faccia al dio del Tuono, il gigante marino disse chiaramente di non avere un calderone abbastanza grande per dissetarli tutti, ma se Thor gliene avesse procurato uno, gli Æsir avrebbero avuto fornitura di birra gratis e illimitata per sempre (o almeno fino al Ragnarok).
Il dio Týr raccontò allora a Thor che suo padre Hymir, uno jǫtunn, un gigante del ghiaccio, possedeva un calderone delle dimensioni giuste. Poche storie: o birra o morte.
Ovviamente Hymir li accolse malvolentieri. Dopo una serie di peripezie, il gigante, pur di mandarli via, propose loro le ultime due sfide. La prima consisteva nel riuscire a spaccare un calice magico. Dopo il primo tentativo andato a vuoto, a Thor venne detto che l’unico modo per rompere il calice era infrangerlo contro la testa di Hymir. Detto fatto: Thor lo schiantò sulla testa del gigante, riuscendo così a distruggerlo. Giustamente rabbioso, Hymir propose l’ultima prova: sollevare il calderone che stavano reclamando. Týr non riuscì neanche a smuoverlo, ma invece Thor lo mise sulla testa e, sebbene affondasse con i piedi nel terreno sotto il suo peso, prese e se ne andò con il suo trofeo.
Hymir e gli altri giganti di ghiaccio si gettarono al loro inseguimento, ma vennero puntualmente sterminati male da Thor che portò così trionfante il calderone a Ægir. Da allora la birra scorre sempre a fiumi nei banchetti asgardiani.
Cosa non si fa per la birra!
Una marea da bere
Il secondo episodio che riguarda boccali magici, non riguarda però propriamente la birra, ma solo la grande capacità di bere di Thor.
Nell’Edda in Prosa (1222-1225), opera di Snorri Sturluson, si racconta di quando Thor e Loki, accompagnati dai fratelli Þjálfi e Röskva, giunsero a Útgarðr, immensa dimora di esseri giganteschi al servizio di re Útgarðaloki. Questi, riconosciuto Thor, chiese ai compagni di sottoporsi a delle prove per dimostrare il loro valore. Loki affrontò Logi per vedere chi fosse più veloce nel mangiare, mentre Þjálfi sfidò Hugi in una gara di corsa. Entrambi, per quanto incredibili fossero, persero. Thor invece venne sottoposto a tre diverse sfide. La prima, neanche a dirlo, era ovviamente una gara di bevute. Venne portato a Thor un lunghissimo corno e Útgarðaloki raccontò che loro erano soliti berlo in un sorso, massimo in due, mai in tre. Il dio del Tuono prese un profondo respiro e diede un’immensa sorsata, ma quando guardò il contenuto del corno, il livello era quasi lo stesso. Messo sottopressione dalle parole del re, Thor tentò un secondo sorso, ma la situazione cambiò poco e tentò quindi con il terzo e ultimo sorso. Finalmente, quando guardò nel corno, il livello del contenuto sembrava essere calato visibilmente, ma la sfida non poteva considerarsi vinta.
Le prove successive furono: sollevare un gatto e combattere contro una vecchia. Riuscì a sollevare solo una zampa dell’animale e fu costretto a posare a terra un ginocchio durante la lotta con l’anziana.
Insomma, Thor, che figuraccia!
E invece no! Útgarðaloki, sinceramente impressionato e ammirato (e anche parecchio spaventato, ammettiamolo), si decise a rivelare la verità.
Loki aveva tenuto testa a Logi, il fuoco selvaggio che tutto consuma, mentre Þjálfi aveva sfidato Hugi, il pensiero, che corre a velocità impressionante eppure era riuscito quasi a stargli dietro.
E le sfide di Thor? Be’ il gatto altri non era che Jǫrmungandr, il serpente che circonda il mondo, e Thor l’aveva sollevato fino al cielo; l’anziana era la vecchiaia personificata, a cui il dio si era a malapena piegato. E il corno… ovviamente era magico. Il suo liquido era infatti l’acqua dell’oceano in cui affondava la punta e nessuno, prima di allora, era mai riuscito a svuotarlo tanto.
Questa sfida non fu senza conseguenze. Con le sue sorsate Thor fu la causa del fenomeno della bassa marea.
E voi avete da raccontarci delle epiche bevute in compagnia di vostro fratello o vostra sorella e dei vostri amici? Raccontatecelo sui nostri canali social!
Bibliografia
- ARNOLD Martin, Thor. Myth to Marvel. Continuum International Publishing Group, London/New York 2011
- BRANSTON Brian, Gli dèi del nord. Mondadori, Milano 1991
- CHIESA ISNARDI Gianna [a cura di], Edda di Snorri, , Milano, Rusconi, 1975
- LINDOW John, Thor’s Visit to Útgarðaloki. «Oral Tradition», 15/1. Columbia, 2000
- LIU li, WANG Jiajing, ROSENBERG Danny, ZHAO Hao, LENGYEL György, NADEL Dani, Fermented beverage and food storage in 13,000 y-old stone mortars at Reqefet Cave, Istrael: Investigating Natufian ritual feasting, Journal of Archaeological Science: Reports 21 (2018), 783-793
- SCARDIGLI Piergiuseppe ~ MELI Marcello [cura], Il canzoniere Eddico. Garzanti, Milano 1992
- PLINIO IL VECCHIO, Naturalis Historia
- TACITO, La Germania