Articoli,  Marvel,  Mitologia, leggende e folklore

Sleipnir – storia e mito del cavallo di Odino

“Gestumblindi disse: ‘Chi sono i due che su dieci piedi corrono? Tre occhi hanno, ma solo una coda. Bene, risolvi ora questo indovinello, Heithrek!”

E voi sapreste dare la soluzione a questo rompicapo riportato nella “Saga di Hervör”? Considerando anche il titolo dell’articolo, la soluzione è piuttosto ovvia e infatti questa è la risposta che dà Heithrek: “È un buon enigma il tuo, Gestumblindi, ed è risolto: egli è Odino che cavalca Sleipnir”.

Perciò sì, ormai lo sapete, ogni tanto un articolo sui cavalli ho bisogno di scriverlo, quindi eccoci qui a parlare della mitica cavalcatura del Padre di Tutto, nonché figlio del nostro amato Loki, la cui nuova stagione a lui dedicata uscirà proprio la prossima settimana.

Quindi saltiamo in sella e scopriamo di più su questo mitico cavallo!

Fonti principali

Di Loki, dei suoi figli e degli altri miti nordici abbiamo già avuto ampiamente modo di parlare sia nei nostri precedenti articoli (tipo qui e qui), che nei nostri post, quindi la materia sicuramente non vi risulterà nuova. Tuttavia, per fare un breve ripasso prima di andare a conoscere nel dettaglio la sua storia, andiamo insieme a vedere quali sono le principali fonti in cui si possono ritrovare dei passi che parlano di Sleipnir.

Le fonti primarie e sicuramente più importanti sono le due Edda. La versione in poesia, ovverosia l’Edda Poetica, è stata rinvenuta nel Codex Regius, redatto nel XIII sec., ma la sua composizione è databile a qualche secolo prima.

La sua compagna in prosa invece è l’Edda di Snorri Sturluson (1179-1241), scritta in lingua norrena e databile intorno al 1220.

A queste due opere, che sono quelle fondamentali, si aggiungono anche l’opera storica danese, databile al XII sec., le “Gesta Danorum” di Saxo Grammaticus e i due testi, entrambi databili al XIII sec., della succitata “Saga di Hervör” (Hervarar saga ok Heiðreks), che fu una delle fonti di ispirazioni per Tolkien e la sua Terra di Mezzo, e la saga islandese dei Völsungar.

Questi insomma sono i testi da guardare per cominciare a conoscere la storia di Sleipnir.

Cavallo Sleipnir
Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=251865

La nascita di Sleipnir

Senza alcun dubbio, il cavallo di Odino è famoso anche per le sue particolari origini che ci vengono narrate nell’Edda in Prosa nella parte denominata “Gylfaginning”. Infatti, quando gli Æsir avevano finito di sistemare Midgard e costruire il Valhalla, venne da loro un gigante che propose di costruire una muraglia intorno ad Asgard in cambio del Sole, della Luna e di Freyja, la dea dell’amore e della bellezza.

Ovviamente gli Æsir stavano per rifiutare, quando intervenne Loki che sfidò il gigante a compiere l’opera in sei mesi, quindi un inverno. Il gigante accettò a patto di poter essere aiutato dal suo stallone Svaðilfari. Gli dei pensarono non ci fossero comunque problemi, almeno fin quando non videro lo stallone all’opera. Il cavallo infatti aveva una forza immensa e lavorava per una mandria, giorno e notte.

Finché, a tre giorni dallo scadere del tempo, quando ormai era chiaro che la muraglia sarebbe stata completata, gli dei minacciarono Loki di sistemare il casino che aveva combinato. Così, il dio dell’Inganno si trasformò in una giumenta e andò da Svaðilfari, facendosi inseguire nel bosco. Abbandonato dal suo cavallo, il gigante non poté terminare l’opera e, quando andò su tutte le furie mostrando la sua natura, venne chiamato Thor che non si fece troppi problemi a ucciderlo.

Loki, invece, dai tre giorni trascorsi con Svaðilfari rimase incinto e, poco dopo, diede alla luce proprio il puledro Sleipnir, conosciuto per essere il migliore dei cavalli e che poi venne donato a Odino.

Le otto zampe di Sleipnir

Sleipnir, il cui nome significa “Colui che scivola rapidamente”, viene detto essere un destriero grigio, quindi dal pelo bianco e la pelle nera. Inoltre, fra tutti i cavalli degli Æsir viene detto “il migliore è Sleipnir, è di Odino, e ha otto zampe”.

Sul perché Sleipnir abbia otto zampe si è in parte discusso, anche se viene spesso accettata la spiegazione più semplice e diretta, ovverosia che, essendo il più veloce di tutti, capace di viaggiare nell’aria e sul pelo dell’acqua, il doppio delle zampe significa anche il doppio della velocità. Allo stesso modo, bisogna tener conto che quando un cavallo galoppa molto velocemente, non si riescono a distinguere bene le zampe e quindi inevitabilmente sembrano più di quante non siano.

Tuttavia H. R. Hellis (1964), ha proposto un’altra interpretazione, ovverosia che le otto zampe rappresenterebbero una bara trasportata da quattro uomini. Questa interpretazione sembra però poco plausibile, soprattutto per la scarsezza di bare nel mondo norreno, sia perché non sappiamo se effettivamente venissero trasportate da quattro portantini. Ma perché allo studioso è venuta in mente questa interpretazione?

Sleipnir, cavalcando tra i mondi

Nelle sepolture di personaggi importanti spesso il defunto era accompagnato dalla presenza di un cavallo sacrificato. Non a caso la nave su cui viene cremato Baldr, il figlio di Odino che Loki ha fatto uccidere con l’inganno, viene detta “Sleipnir marino” e lo stesso dio viene bruciato assieme a un cavallo. Quindi sia nave che cavallo accompagnano e trasportano il defunto verso l’aldilà.

Perciò anche Sleipnir trasportava i defunti? In realtà no, ma non gli mancava la capacità di raggiungere il regno dei morti.

Odino infatti lo utilizza per viaggiare tra i mondi e con lui si reca sia a Jǫtunheimr che a Niflhel dove risiede Hel, proprio per interrogarla sul significato del sogno che Baldr ha avuto riguardo la sua morte.

Inoltre, dopo che Baldr è stato ucciso, Frigg, sua madre e moglie di Odino, chiede a Hermóðr di recarsi in Hel (l’Oltretomba), per scongiurare la sua regina e riprendersi l’anima di Baldr. Per il viaggio, Odino cede Sleipnir a suo figlio. Lo stallone guida Hermóðr per otto giorni attraverso l’oscurità, attraversando il fiume Gjall e arrivando di fronte alle porte di Hel scavalcandole senza nemmeno sfiorarle.

Sleipnir ha quindi la capacità di viaggiare tra il mondo dei vivi e quello dei morti, ma non viene mai montato da un defunto. Tuttavia è indubbio che, insieme a Odino, signore del Valhalla, guidi i guerrieri defunti in battaglia o verso la loro dimora eterna dopo la morte.

Cavallo Sleipnir
By John Bauer – for Our Fathers’ Godsaga by Viktor Rydberg, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=833923

Le rappresentazioni di Sleipnir

Questa funzione di guida dei defunti la possiamo vedere ben rappresentata su due stele, entrambe databili al VIII-IX sec.

Cavallo Sleipnir
By Unknown author – en:Image:Ardre Odin Sleipnir.jpg, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=34984

La prima proviene dalla chiesa di Ardre, in Svezia, dove sono state trovate varie lastre databili tra il VIII e il X sec. La più nota e quella che ci interessa è quella chiamata “Ardre VIII”, in cui vengono rappresentate diverse scene del mito norreno tra cui Weyland il fabbro, Thor che pesca Jormungand, la punizione di Loki per la morte di Baldr e Odino che cavalca Sleipnir verso il Valhalla.

L’altra stele è la pietra di Tjängvide, di cui abbiamo già avuto modo di parlare nell’articolo sulle valchirie. La stele contiene un’iscrizione di dedica al defunto, una decorazione di simboli geometrici che inquadra le scene. Nella parte inferiore è rappresentata una nave, mentre in quella superiore Odino in sella a Sleipnir che viene accolto da una Valchiria nel Valhalla.

Essendo stele funerarie, si riconferma il ruolo di Odino e Sleipnir (oltre che delle valchirie) come guide dei guerrieri defunti nell’oltretomba.

Così siamo giunti alla fine del nostro articolo! Fateci sapere se vi è piaciuto commentando qui o sui nostri canali social!

E se dovessero interessarvi altri articoli sui cavalli legati alla Marvel qui potete trovarne uno.

Fonti

  • C. Cucina, Pietre runiche e letteratura: convergenza, interferenza, contestualità figurativa, in “Le Rune: Epigrafia e Letteratura – IX Seminario avanzato di Filologia Germanica”, a cura di V. Dolcetti Corazza e R. Gendre, Segrate (Mi) 2009, pp. 151-250
  • Peter Shenk, To Valhalla by Horseback? Horse Burial in Scandinavia during the Viking Age, Tesi in Nordic Viking and Medieval Culture, Università di Oslo, 2002
  • Pamela J. Cross, Horse Burial in First Millennium AD Britain: Issues of Interpretation, European Journal of Archaeology 14 (1-2), 2011, p. 190-209, ISSN 1461-9571
  • Katrín Sif Einarsdóttir, The Role of Horses in the Old Norse Sources, Tesi ad Haskoli Island University, Settembre 2013
  • Anne Monikander, Sleipnir and his Siblings – Some thoughts on Loki’s Monstrous Offspring
  • Kristina Danielle (Romney) Stelter, The Horse and the Norse: Reconstructing the Equine in Viking Iceland, University of Glasgow, Settembre 2014