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Pinocchio simbolo delle epoche che cambiano

I due film a confronto come simbolo del cambiamento storico

Inizio subito facendo una premessa. Questo articolo sarà un po’ particolare e, per certi versi, leggermente più “storico” rispetto agli altri. 

Questo perché ho recuperato (in maniera piuttosto veloce rispetto al solito, lo ammetto) il nuovissimo live action di Pinocchio, uscito questo mese su Disney+. 

Dopo averlo visto e paragonato al classico originale del 1940 (alcuni direbbero che non si fa, ma è impresa piuttosto ardua, se non impossibile) ho avuto modo di riflettere su molte cose. 

Premetto che il film, contrariamente ad altri live action che invece mi sono piaciuti (non sono contro i live action a priori), mi ha lasciata un po’ così, così. Ma di questo avrò modo di parlarvene ampiamente a fine articolo. 

Come dicevo, ho avuto modo di riflettere e, da storica fissata quale sono, mi sono soffermata su una cosa ben precisa, che va ben al di là del puro gusto riguardo il film in sé per sé. Mi sono resa conto, paragonandoli, che sono un perfetto simbolo di come le epoche siano cambiate e di come il film del 1940 rispecchiasse, non solo, determinati costumi, ma anche e soprattutto certe speranze e modi di pensare tipici degli anni ’30. Tutte cose che oggi sono decisamente diverse e la cosa è molto chiara nel nuovo film. E non solo perché in quello del 1940 si vedeva gente fumare e bere birra in quantità, mentre ora queste scene sono praticamente del tutto tagliate. Ma soprattutto perché è il personaggio stesso di Pinocchio a subire un cambiamento psicologico che riflette perfettamente la nostra epoca storica. È di questo punto in particolare che voglio parlare oggi. Ossia di come questi cambiamenti abbiano influito in maniera decisiva sull’idea e il tema alla base della storia, trasformando l’intero senso del film.

Certo, tutti i live action potrebbero essere, in tal senso, degli esempi. Altrimenti le infinite e talvolta trite, ritrite e pesanti polemiche riguardo il cosiddetto politicamente corretto, non esisterebbero. In Pinocchio, però, secondo me, questa riflessione risalta più che in tutti gli altri usciti sino ad ora. 

Detto ciò, quindi, salite sul carro di Postiglione e andiamo insieme a Pinocchio nel paese dei balocchi!

PS: inutile dire che l’articolo contiene SPOILER! Quindi non proseguite nella lettura se non avete ancora visto il film! 

Le differenze

Inutile dire che i due film contengono varie differenze. La trama, pur restando di base la stessa, ha una serie di cambiamenti che vanno dai più evidenti: come il cambiamento fisico del personaggio della Fata Turchina, il taglio di intere scene, come quella ambientata all’Osteria del Gambero Rosso, fino alla mancanza di fumo e alcol, che nel primo film erano abbastanza presenti (per non dire che la facevano da padrone); ai più silenziosi e sottili: come ad esempio un certo cambio psicologico del personaggio di Pinocchio, come accennavo. 

Locandina del film Disney Pinocchio
Locandina del film

Sono queste differenze a mostrarci come siano cambiate le due epoche storiche. E mentre le modifiche evidenti erano più che ovvie e me le aspettavo, come penso tutti; il cambio psicologico di Pinocchio, invece, mi ha colta di sorpresa, facendomi riflettere su quanto, proprio quel cambio, sia sintomo delle diverse aspirazioni e speranze delle persone di oggi, rispetto a quelle che invece muovevano le persone nel 1940 e che pure si vedevano nel film. 

Il Pinocchio originale e la società americana degli anni ’30

Per capire un po’ meglio ciò cosa intendo partiamo dal Pinocchio originale, ossia quello del 1940. Ovviamente, pur essendo uscito nel 1940, il film riflette maggiormente la società degli anni ’30. Semplicemente perché è in quegli anni che è stato creato, ideato e prodotto. Quindi parlerò di quegli anni lì.

Per l’epoca fu una grande sfida, soprattutto dal punto di vista tecnologico. Il film costò 2,6 milioni di dollari (ed è stato calcolato che usando le stesse tecniche e processi oggi costerebbe oltre 100 milioni, giusto per darvi un’idea della sfida creativa e materiale di cui si parla). Vinse l’Oscar per la miglior colonna sonora e la miglior canzone e viene ancora oggi definito dagli storici del cinema come il film più bello e tecnicamente perfetto tra tutti i film d’animazione della Disney. Insomma, un capolavoro e su questo c’è ben poco da discutere.

Pinocchio, però, non fu un capolavoro solo dal punto di vista tecnico perché, come era stato per Biancaneve prima di lui (e prima o poi farò un articolo anche su questo), rifletteva al meglio la sua epoca di creazione.

Gli anni ’30

Già ho avuto modo di parlarvi di questo argomento in questo articolo qui. Ma vi basti sapere che la società americana degli anni ’30 venne condizionata dallo spettro della crisi della Grande Depressione. Il crollo del mercato azionario nell’Ottobre del 1929, infatti, condizionò l’intero decennio successivo e non lo fece solo economicamente, ma anche socialmente, psicologicamente e culturalmente. Per farvi capire, più di 15 milioni di lavoratori americani (un quarto di tutti i lavoratori) erano disoccupati. Gli anni ’20, i ruggenti anni di cui vi ho parlato nell’articolo succitato, erano stati un’epoca sfrenata e febbrile, dove la gente aveva pensato di poter fare (e avere) tutto e il contrario di tutto. Dove il benessere sembrava essere infinito, salvo poi arrivare l’Ottobre del 29 a far capire a tutti che invece non era così e che avevano fatto i conti male. 

La gente si ritrovò senza lavoro e spesso senza casa e con poche speranze dentro tasche a volte bucate. 

Folla fuori dalla borsa dopo il crollo finanziario del 1929
Folla fuori dalla borsa dopo il crollo finanziario del 1929 – p.d.

Fu costretta ad un cambio repentino del modo di vivere e pensare dalla sera alla mattina. Da un’epoca in cui spendevano e spandevano a destra e manca, passarono ad un’epoca in cui c’era gente che faceva la fila per il pane in beneficenza. 

Per combattere la grande depressione il presidente Franklin D. Roosevelt promosse un piano di riforme economiche e sociali meglio conosciuto come “New Deal” che, nel bene e nel male, riuscì a ridare fiducia al popolo americano e ad indicargli quale fosse la strada giusta per la ripresa.

Da questo punto di vista Pinocchio cade a pennello con quest’epoca.

Pinocchio simbolo di un epoca

Facendo uno sforzo con la fantasia e la riflessione, mi viene da pensare che il gatto e la volpe potrebbero essere benissimo identificati con i ruggenti anni ’20, Pinocchio come l’americano medio e il Grillo Parlante e Geppetto come il New Deal e gli anni ’30. 

Non per niente, come visto, gli anni ’30 furono un periodo particolare, in cui la gente cercava di appigliarsi a qualsiasi cosa pur di ritrovare la speranza di avere una vita migliore. Per questo fu un periodo in cui tutti erano alla ricerca di modelli che li rappresentassero. Si sentivano piccoli, come Davide contro Golia. Topolino, all’epoca, ricavò un immenso successo proprio per questo. Era piccolo e, all’apparenza, insignificante, eppure ce la faceva sempre contro i suoi nemici, anche i peggiori, e se la cavava in tutte le difficoltà. Pinocchio, pur essendo uscito nel 1940, riflette anche lui questa idea. È un burattino alla ricerca del suo posto nel mondo, che cerca modelli da seguire ma non sa quali siano i migliori. Ciò che sa è che vuole diventare un bambino vero, ma sa anche che quell’umanità se la dovrà guadagnare. Esattamente come la gente negli anni ’30 sapeva di doversi guadagnare l’uscita dalla crisi che aveva, in parte, contribuito a creare. In poche parole, così come le persone degli anni ’30 erano alla ricerca di un’identità e di una casa, che per molti era materialmente perduta, alla ricerca della speranza nel poter continuare a realizzare i propri sogni; così Pinocchio è alla ricerca della medesima cosa. Vuole essere reale e vuole realizzare il suo sogno. E così, proprio come le persone negli anni ’30, deve affrontare enormi difficoltà per farlo, a volte anche sbagliando e prendendo decisioni errate. Il fatto che alla fine diventi un bambino vero, accompagnato dalla canzone “When you wish upon a star”(che poi, non a caso, è diventata l’inno della Disney) è sintomo delle speranze di quell’epoca. Pinocchio diventa vero e realizza il suo sogno, dopo vari sbagli e varie peripezie, a simboleggiare che la gente di quell’epoca può fare la stessa cosa se, come Pinocchio, si impegna nell’ascoltare la propria coscienza e a lavorare per guadagnarsi ciò che sogna. 

Il Pinocchio live action e la società di oggi

Detto questo, come cambia la cosa oggi e quali differenze ci sono nei simbolismi e nei significati? 

Inutile dire che la società di oggi è profondamente diversa. Le crisi non mancano e anzi ce ne sono forse anche troppe e di diverso tipo. Siamo al punto tale che sembra esserci un sovraffollamento di crisi ed emergenze continue e costanti che sembrano non finire mai. La globalizzazione, l’avanzamento tecnologico che viaggia sparato alla velocità della luce, la miriade di problemi di ogni genere che ogni paese, di suo, deve affrontare, fa della nostra epoca un momento molto difficile da esaminare. 

Questo, ovviamente, non poteva non influenzare un cambiamento in un film iconico come Pinocchio, che la cosa ci piaccia oppure no. 

Ecco quindi, che mentre il Pinocchio del 1940 era simbolo della realizzazione di sogni e speranze; magicamente il Pinocchio del 2022 diventa simbolo dell’accettazione di sé e della lotta contro chi vuole influenzare e cambiare quel ‘sé’. 

Pensateci, quanti film, sia Disney che non, di recente sono stati sdoganati su questa tematica? L’accettazione del sé, del diverso, delle mille sfaccettature che il mondo globalizzato, anche grazie ai social, ci mostra ogni giorno, è uno degli argomenti più trattati dei nostri tempi. 

Ed é qui che c’è il succitato cambio psicologico, particolarmente evidente nella scena al Paese dei Balocchi. Il Pinocchio originale è, tutto sommato, a suo agio in quell’ambiente e finché non vede Lucignolo trasformarsi in asino, non ha molto da ridire in proposito. È lui stesso ad affermarlo quando Lucignolo gli chiede: “Questa è vita, eh Pinocchio?” E lui, con tanto di gambe sul tavolo e sigaro fra i denti, gli risponde con un netto: “Sì, certo!”Il Pinocchio di oggi, invece, appare chiaramente a disagio nella sua esperienza al Paese dei balocchi. È preoccupato sia prima, tanto che il Postiglione di Luke Evans, gli canta una canzone nuova di zecca per convincerlo; sia dopo, quando, Lucignolo gli dice: “Dopo torniamo qui a spaccare un po’ di orologi” e lui di tutta risposta, chiaramente in colpa, risponde: “Sono come quelli di mio padre”. 

Pinocchio da tentato a influenzato

Insomma, il Pinocchio di oggi è decisamente cambiato. Quello di ieri era tentato dalle tentazioni (scusate il gioco di parole), doveva saperle riconoscere per evitare sbagli clamorosi (vedi ruggenti anni ’20) e poter arrivare a realizzare il suo sogno. Quello di oggi più che tentato è influenzato. 

Se ci fermiamo a riflettere potrebbe benissimo essere così: così come i social e i nuovi media influenzano le mode, la società e la cultura odierna e noi tutti dobbiamo saper distinguere le influenze buone da quelle sbagliate; così Pinocchio è influenzato da più parti e deve capire quali sono le influenze giuste per poter arrivare ad accettare se stesso. 

Dico accettare se stesso e non diventare un bambino vero perché il finale ce lo dice chiaramente. Il nuovo Pinocchio ci lascia con il dubbio se sia o meno diventato un bambino vero. E questo è il segnale più evidente del cambio di epoca del film. Come detto, il motivo trainante del Pinocchio antico era la realizzazione del suo sogno di diventare un bambino vero. Il motivo trainante del nuovo Pinocchio diventa: non importa se Pinocchio sia o meno diventato un bambino vero; l’importante è che abbia imparato ad accettare se stesso e abbia capito quali sono le influenze giuste e quali quelle sbagliate. E questo riflette perfettamente il mondo di oggi. Un mondo ansioso e dove i nuovi media possono cambiare letteralmente la vita della gente. Un mondo dove le persone, i giovani in particolare, non devono più combattere semplicemente per realizzare i propri sogni contro le avversità e le “tentazioni”. Devono anche imparare ad accettare se stessi, sommersi come sono da mille stimoli e influenze che gli dicono in cento modi diversi al minuto cosa fare o non fare della loro vita.

Da questo punto di vista la scena del Pinocchio che viene sbattuto fuori da scuola dal maestro perché, a detta di questi, i burattini non vanno a scuola, è emblematica più che mai. Così come è emblematico il nuovo personaggio di Fabiana, la burattinaia zoppa che sogna di essere una ballerina e riesce a mandare Mangiafuoco in prigione. 

Pinocchio e i cambiamenti “evidenti”

Detto questo voglio fare un brevissimo discorso anche sui cambiamenti più evidenti, che di solito sono anche quelli che scatenano più polemiche. Ovviamente inutile dire che anche quelli riflettono i tempi che cambiano. Se il Pinocchio del 1940 poteva fumare e bere a sbafo senza paura di scatenare polemiche, quello di oggi non può decisamente permetterselo. Ed infatti questo ha portato alla cancellazione di una delle mie scene preferite, quella dei tre manigoldi all’affumicata Osteria del Gambero Rosso. Ammetto che la sua eliminazione mi ha davvero infastidito, per quanto io sia cosciente che con la mentalità di oggi è praticamente impossibile pensare di far vedere ai bambini una scena di quel tipo, odio comunque il fatto che l’abbiano totalmente tagliata senza pensare di riadattarla.

Non mi soffermo sulla Fata turchina afroamericana semplicemente perché, date le recenti polemiche riguardo l’Ariel di Halle Bailey, lo ritengo superfluo. Dico solo che personalmente il cambio del colore dei personaggi non mi scandalizza come scandalizza la maggior parte del pubblico. Come ho detto fino ad ora i tempi cambiano. Ed è più che giusto che chiunque possa immedesimarsi nei personaggi, siano essi fate, re, principesse e principi o altro; come ho avuto l’opportunità di farlo io e tanti altri come me, quando ero piccola. 

Pinocchio sognatore contro Pinocchio ansioso

Siamo giunti alla fine di questa riflessione storico sociale. Infine, per quel che riguarda il mio giudizio finale del film, posso dire che, di base, a parte apprezzare le sempre immense interpretazioni di Tom Hanks e Luke Evans, purtroppo non ho fatto i salti di gioia alla fine della visione. Come detto in precedenza, a me piacciono i live action e non sono contro di essi a priori. Tuttavia questa volta il confronto non regge assolutamente. Il Pinocchio originale aveva uno spessore, tanto visivo e tecnico, quanto di trama e idee, che quello odierno non possiede. Capisco il cambio di epoca e mi rendo conto sia, sotto certo aspetti, necessario e giusto. Ma allo stesso tempo, in casi come Pinocchio, sarebbe meglio lasciar perdere. 

Infine, non lo reputo un film brutto e terribile come definito da molti; semplicemente mi rendo conto che la lotta è decisamente impari. Soprattutto perché se Pinocchio del 1940 era una novità, Pinocchio del 2022 è una ripetizione. Di tematiche sull’accettazione di sé e tutto il resto ne abbiamo già viste molte (forse anche troppe). Basti pensare a Frozen, solo per fare un esempio.

In breve, per me Pinocchio sognatore batte Pinocchio ansioso 5 a 1. Senza ombra di dubbio. 

Siamo giunti alla fine e, come sempre, se vi è piaciuto l’articolo fatecelo sapere condividendolo o commentando sui nostri canali social!

Fonti: