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Perché Walt Disney amava tanto Marceline?

Marceline

Tutti nella vita abbiamo un posto dove siamo stati felici e che, una volta lasciato, abbiamo sempre continuato a cercare.

O per lo meno abbiamo tentato di ricrearlo o ritrovarlo da qualche altra parte, certi che, solo in un’atmosfera come quella, saremmo potuti finalmente essere felici di nuovo come lo eravamo stati lì.

Quel luogo per Walt Disney è stato Marceline, una piccola cittadina del Missouri dove ha speso alcuni anni della sua tenera età e dove ha formato la parte del suo carattere che è sicuramente stata la prima pietra del suo castello: la fantasia.

Probabilmente, come molti studiosi, storici, suoi collaboratori e la sua stessa famiglia hanno poi affermato, crescendo tese sempre più ad idealizzare quegli anni lì, rendendoli più rosei di quelli che erano stati.

Ed anche se io, per certi versi, penso sia una cosa abbastanza normale; leggendo le sue biografie e gli studi fatti su di lui mi sono trovata a chiedermi, come molti altri prima di me hanno fatto: Ma come può un piccolo paesino del Missouri centro-settentrionale, disperso fra distese di praterie spesso desolate, aver provocato una tale spinta alla fantasia di un piccolo bambino di pochi anni quale Walt era quando ci abitò? E se da una parte la mia risposta è stata che penso sia normale perché quando si è felici i ricordi migliorano, da un’altra ho cercato di approfondire questa storia per giungere ad una conclusione più chiara, più ‘storica’ potremmo dire.

Walt Disney Marceline

E così mi sono ritrovata e leggere libri e guardare documentari per capire come può un posto in apparenza così piccolo e uguale a tanti altri restare così indelebile nella mente di una delle figure più particolari e di spicco del panorama storico-culturale del ‘900. 

Perché la verità è che senza Marceline probabilmente non avremmo avuto Walt, o meglio non avremmo avuto il Walt che ha contribuito a creare tutto quello che ben conosciamo. 

Egli tentò sempre di ricreare quella felicità che aveva vissuto lì, la rincorse per una vita, al punto tale da ricreare una parte di Marceline all’interno di Disneyland. La troviamo all’interno dei suoi primi cortometraggi sotto forma degli animali e dei paesaggi che vengono rappresentati, in posti e situazioni molto simili a quelli che Walt stesso aveva vissuto lì; come un fantasma, la sua presenza aleggia forte e piena in film come: Pollyanna, I cacciatori del lago d’argento o Tanto caro al mio cuore (alcuni suoi collaboratori hanno raccontato che quando Walt vide il risultato finale di questi film per la prima volta, pianse e si commosse moltissimo). 

Cosa aveva Marceline di così speciale?

La risposta più giusta, secondo il mio punto di vista, l’ho trovata in parte cercando di mettermi nei panni Walt (so che suona superbo, ma vi spiegherò più avanti cosa intendo) e in parte nella storia di inizio secolo. 

Quello che si presentò alla porta del tempo, infatti, era il ‘900, uno dei secoli che già solo nei suoi primi 40 anni avrebbe portato più cambiamenti di quanto i piccoli abitanti di quel tempo avrebbero mai potuto lontanamente immaginare. Salutarono il vecchio ‘800 andare via, ignari che il giovane secolo che sarebbe arrivato dopo sarebbe stato come un lampo accecante nel mezzo di una stanza semi illuminata.

Marceline e la ferrovia

L’America di inizio secolo si presentava alla porta come un paese in movimento più di quanto non fosse mai stata, un paese che si era messo in testa di avviarsi verso la strada che portava dritta dritta fra le grandi potenze e, per farlo, cercava di mettere sul tavolo da gioco tutte le carte che aveva e anche di più. 

Il nuovo secolo amava giocare d’azzardo, arrampicarsi su montagne altissime e spesso senza protezione, amava fare esperimenti e molti di questi troppo pericolosi; e più il tempo passava, più presentava i suoi mille volti, tutti diversi, ma tutti con un pensiero di fondo: quello di uno che vuole farsi ricordare, in una maniera o in un’altra.

Fra le carte che giocava c’era anche lo sviluppo nella costruzione della nuova rete ferroviaria, che permise degli spostamenti che prima erano, se non impossibili, per lo meno molto difficili.

Walt Disney Marceline - mappa della ferrovia
Mappa della ferrovia principale e dei rami secondari di Atchison, Topeka e Santa Fé.

Marceline nacque proprio grazie alla ferrovia e, per essere pignoli, grazie alla compagnia ferroviaria di Atchison, Topeka e Santa Fe nel 1886 che, nella linea diretta fra Chicago e Kansas City aveva bisogno di un punto dove i treni si potessero fermare per fare rifornimento; il risultato fu questo piccolo paese nella Contea di Linn. 

Le venne dato questo nome perché la moglie di uno dei direttori della ferrovia aveva il nome spagnolo Marcelina, cambiando l’ultima vocale si decise di fare questo omaggio e chiamarla così: “Marceline”. 

Venne fondata in quella che era una prateria scarsamente abitata (che fa molto vecchio film western o ‘La casa nella prateria’) e nei primi anni fu per lo più una cittadina di frontiera; ma ad inizio secolo, e poi negli anni in cui ci abitò Walt, era diventata una città più organizzata e sistemata con su per giù 4000 abitanti e in cui la ferrovia portava un costante passaggio di treni, merci e quindi di persone. 

Erano proprio quei treni a ricordare che poco distante c’erano le grandi città con tutte le loro opportunità; il ‘900, incrementando il sistema di rete ferroviaria, alimentò la locomotiva che permise a molta gente, che di solito viveva ancora in piccoli paesini di campagna, di muoversi lasciando la casa per andare nelle città che si espandevano sempre di più, in cerca di fortuna (non sempre riuscendo a trovarla, anzi, molti trovarono la stessa miseria che avevano lasciato). 

Walt Disney Marceline
MARCELINE IN 1905. MISSOURI HISTORICAL SOCIETY
– Photo credits: https://www.themerica.org

Forse fu anche questo a creare nella mente delle persone di quel tempo una sorta di incantesimo/ immagine molto romantica del treno e delle ferrovie: il treno collegava le città ma, nella mente della gente di quel tempo, collegava le persone con il proprio futuro e con le grandi opportunità e non a caso anche Walt diventerà poi un appassionato di treni (come ci dimostra anche Disneyland).

Il cambio di secolo

Nonostante ciò ci fu anche chi per un po’ andò controcorrente e dalla città cominciò a sentire la mancanza della natura, dei piccoli paesi di campagna e dei valori tradizionali che questi portavano con sé. 

Molta gente, pur affascinata dallo scalpitare giovane del ‘900, ne aveva paura, per molti era come un cavallo che non sapevano come gestire.

Galleria delle macchine all'esposizione universale del 1900
Galleria delle macchine all’Esposizione Universale del 1900 a Parigi

Erano affascinati da questo ragazzo pronto a buttarsi nel fuoco, ma ne temevano la frenesia e lo ritenevano troppo audace per loro; così si ritrovarono a guardare con nostalgia ai vecchi valori che andavano sbiadendo al cambio di secolo. 

Erano a metà fra il vecchio e il nuovo, fra il noto e l’ignoto, fra la casa che conoscevano e la casa che dovevano ancora costruire, ma i cui materiali erano cambiati e non sapevano come usarli. 

Come ti costruisci la casa con dei mattoni che non sai usare?

Fra questi ci fu anche Elias, il papà di Walt, che prima di trasferirsi a Marceline aveva fatto già un bel giro ampio in cerca di fortuna ed opportunità ed era approdato a Chicago; quando decise di lasciarla per Marceline, Walt aveva appena 4 anni, lui stesso disse di non ricordarsi molto della sua vita di Chicago e data la sua età è facile capire perché, e probabilmente fu anche per questo che ritenne sempre Marceline come sua città d’origine. Fatto sta che Elias fu proprio uno di quelli che decise di fare questo “passo indietro”, questo ritorno ai vecchi valori e tradizioni della “small town America”, per paura anche che il crimine e la corruzione della città potessero tentare i suoi figli. 

Campeggio nella prateria -Walt Disney Marceline
Campeggio nella prateria – Paul Kane

Per capire quali siano i valori della “small town America” basta dare un’occhiata ai film di Walt su citati; sono l’insieme di vecchi ideali e tradizioni culturali legati agli ambienti rurali dove tutti conoscono tutti e dove si ha l’idea che la vita scorra tranquilla e felice tra persone amichevoli e per bene: una sorta di utopia/isola felice che purtroppo nella realtà il più delle volte è più un’ideale che una realtà vera e propria.

Comunque, ideale o reale che fosse, quando Walt era bambino crebbe a quello stesso incrocio in cui Marceline era nata, dove il vecchio e il nuovo si incontravano e si salutavano e dove molta gente si era trovata proprio come lui.

Crebbe quindi in un posto nato grazie al progresso del cambio di secolo, ma dove abitava gente che credeva ancora nella“small town America” e tutto questo si mischiava poi al romanticismo della ferrovia e alle possibilità del futuro.

Foto celebrativa ferrovie Ogden - 1869
Foto celebrativa dell’incontro tra le due linee ferroviarie a Ogden, 1869

Così crebbe Walt Disney: avete presente quando assaggiate la torta perfetta, la torta che ha tutta la giusta dose di ingredienti nulla di più nulla di meno? Ecco, per Walt Marceline, nel bene o nel male, reale o idealizzata, fu parte dell’impasto per la sua torta perfetta.

“Mi sono successe più cose importanti a Marceline di quanto sia accaduto da allora o probabilmente in futuro”

Così ha affermato più tardi Walt. Ed è risaputo che tutti sapessero che quando pensava a Marceline pensava come si pensa ad una vecchia storia d’amore passata, ma mai dimenticata. 

Per questo dico, in maniera un po’ dolciastra, spero mi passiate la metafora, che Marceline per Walt Disney fu come uno degli ingredienti per l’impasto di una torta. 

Entrata Disneyland California –
Photo Courtesy Orange COunty Archives

Per far sì che questa esca perfettamente bilanciata nei suoi sapori, spesso dobbiamo provare varie volte per capire le giuste quantità di ogni sapore, ma sopratutto ogni persona ha un gusto diverso e quindi ogni torta sarà perfetta per qualcuno, ma non per qualcun altro. Ma, cosa più importane di tutte, ogni ingrediente è fondamentale, anche uno che all’apparenza sembra inutile può cambiare l’esito della torta. Per Walt l’impasto della sua torta perfetta iniziò proprio nella proprietà della fattoria che Elias aveva comprato (pagandola a rate) al costo di 3000$. Il posto era poco fuori la cittadina e in realtà la casa non era proprio quella che si potrebbe definire una villa di campagna, era più una casa di legno abbastanza rudimentale, era però immersa nel verde e con moltissimi animali

Ciò che questo posto offrì a Walt, seppur lui possa poi averlo ricordato attraverso gli occhi sognanti della sua infanzia, furono dei primi anni tutto sommato tranquilli e gioiosi, amava stare nel verde e sopratutto amava gli animali (non che la cosa non si noti poi nei suoi film) e amò moltissimo lo spirito di comunità che aleggiava in quel posto. Gli piaceva stare in mezzo alla gente e di molti di questi ha sempre ricordato gli incoraggiamenti che gli hanno fatto e che sono stati fondamentali per lui.

Poster –
I cacciatori del lago d’argento

Ma a parte ciò, perché fu così cruciale questo per Walt? Se per molte persone il sogno del futuro era la città e le sue immense possibilità, perché per Walt restò sempre quell’ideale di vita tranquilla che aveva sempre vissuto a Marceline?

La verità, io penso, risiede in più fattori.

Innanzitutto, quando la famiglia Disney lasciò Marceline dopo qualche anno per risiedere nella più novecentesca Kansas City, la vita di Walt e dei suoi fratelli fu molto meno spensierata rispetto a quella vissuta a Marceline.

A soli 9 anni venne messo a lavorare e in generale la vita fu molto più complessa e dura di quanto non fosse stata quella che aveva vissuto a Marceline. Walt si dovette abituare a giocare allo stesso tavolo a cui il nuovo secolo giocava.

Secondariamente per me, quando si vivono momenti felici, di pace e spensieratezza, quei momenti restano saldi nel tempo per una vita intera. In questo senso ho provato a modo mio a mettermi nei suoi panni tentando di capire perché poi ha sempre cercato di ricreare quell’ideale di vita lì. 

Il punto penso non sia tanto il fatto che quell’idea di vita fosse reale o meno, bensì penso sia che, quando viviamo un qualcosa che ci fa stare bene, non riusciamo a farcene una ragione se quel qualcosa poi scompare. Questo ci porta a fare di tutto per ritrovarlo o ricrearlo. Non c’è ostacolo che tenga se, una volta che lo abbiamo oltrepassato, possiamo ritrovare quello che avevamo perduto. 

Questa parte, per quanto sognante possa apparire, penso sia una verità abbastanza nuda e cruda. Se la felicità vissuta in un posto è tale da essere riuscita a farci sentire noi stessi, quel posto continuerà a perseguitarci per tutta la vita finché non lo ritroveremo di nuovo. 

Walt ne è stato perseguitato al punto tale da costruire Disneyland. 

Photo Courtesy Orange County Archives – Disneyland dall’alto 1962

Ed infine, storicamente, va segnalato che Walt Disney era figlio del suo tempo.

Un tempo che, come già detto, era un periodo di passaggio e di svolta e chiunque era nato e cresciuto in quell’esatto momento si trovava con un piede in due scarpe e doveva riuscire a camminare in entrambe bilanciando bene il peso su tutte e due. 

Marceline era nata e cresciuta in questa stessa situazione e penso che Walt abbia capito inconsciamente, con il passare degli anni, proprio questa cosa: sia lui che Marceline erano fratelli figli di uno stesso genitore, il cambio di secolo, nel punto d’incontro fra ciò che era e ciò che sarebbe stato; e da un legame come questo non si può fuggire. 

Inseguendo ‘Marceline’

Quando parliamo della figura di Walt Disney, si dicono spesso tantissime cose. Ma la verità è che, nel bene o nel male, la sua è stata una delle figure più importanti della storia, della cultura e della civiltà americana per un verso e internazionale per altri. 

Photo Courtesy Orange County Archives

Mentre studiavo per questo progetto universitario che mi sta portando a conoscere tantissime cose sulla Disney e sulla storia dell’animazione in generale e che altrimenti non avrei mai conosciuto, ho capito quanto e perché Marceline secondo me sia stata per lui così importante. 

Walt Disney ha provato quello che molti di noi nati a fine ‘900 stiamo provando ora nei nuovi anni 2000. 

A cavallo tra un’era che se ne va, ma che non riusciamo a salutare del tutto perché ci ha formato, e un’era che arriva forte e di petto senza chiederci il permesso e a cui alcuni faticano ad abituarsi, ma che ci affascina e di cui vogliamo sfruttarne le possibilità. 

Walt Disney si abituò molto bene al ‘900 e va detto che è proprio grazie a questo audace ragazzo che amava giocare d’azzardo che ha fatto gran parte della sua fortuna. 

Le innovazioni tecnologiche di inizio ‘900 nel campo cinematografico e dell’animazione, la voglia di sperimentare e raggiungere la sua “Marceline”, il suo ideale di felicità come lui pensava dovesse essere, lo ha aiutato nella sua crescita professionale e nel suo percorso di vita. 

E molta gente, nata e cresciuta nello stesso periodo in cui lui era nato e cresciuto, con le stesse paure e timori e le stesse speranze, lo ha amato proprio per questo motivo, perché ha saputo coniugare il presente con il passato inseguendo il futuro. 

Dopo che si trasferirono andandosene da Marceline, Walt ci tornò solo dopo tantissimi anni, avrebbe potuto tornarci prima, ma io credo che sapesse benissimo anche lui che alla fine non sarebbe stata la stessa cosa.

Ci sono momenti per ogni cosa e Marceline alla fine penso che per lui fosse diventata non più un semplice paese sperduto del Missouri, bensì un ideale, una forma di essere felici, un stile di vita e di pensiero, per alcuni giusto, per altri antico, ma per Walt fu l’ingrediente della sua torta così come lo fu Kansas City, in modo molto diverso successivamente, e tanti altri luoghi dopo. 

È come costruire un castello: metti il primo mattone, l’inizio, ma a cosa serve tornare a guardarlo?

L’importante è sapere che c’è, capirne l’importanza, non puoi indugiare, devi andare avanti consapevole che lui è lì, certo, ma solo quando avrai ultimato la tua opera potrai tornare a vederlo e dire: è iniziato tutto da lì. 

Fonti:

  • https://waltdisneymuseum.org/marceline/
  • N. Gabler, Walt Disney. The triumph of American imagination, Vintage 2006
  • M. Barrier, The Animated Man: A Life of Walt Disney, University of California Press 2007
  • Steven Watts, Walt Disney: Art and Politics in the American Century, The Journal of American History, Vol. 82, No. 1 (Jun., 1995), pp. 84-110 , Oxford University Press on behalf of Organization of American Historians
  • Sarah Colt, Walt Disney ( documentary film), PBS 2015
  • Matthew & Rocky Collins, America 1900 ( documentary film), PBS 2006
  • Arnaldo Testi, Il secolo degli Stati Uniti, Il mulino 2017
  • Steven Watts, The magic kingdom: Walt Disney and the American way of life, University of Missouri Press 2013
  • https://www.themerica.org/blog/2019/06/13/marceline
  • http://www.marcelinemo.us