Le Dora Milaje e le Amazzoni del Dahomey – parte 2
Eccoci con la seconda parte del nostro approfondimento sul gruppo di guerriere che ha ispirato la creazione delle Dora Milaje, ovverosia le Amazzoni del Dahomey.
A questo link potete trovare la prima parte dell’articolo, che vi consiglio di leggere nel caso ve lo foste perso per approfondire la figura delle Amazzoni.
Prima guerra franco-dahomea
I primi scontri con la Francia in realtà avvennero qualche anno prima della più nota guerra, ma durarono solo due mesi, durante i quali però ci furono sanguinose battaglie. Il primo scontro avvenne a Cotonou il 4 marzo. Le amazzoni guidarono personalmente l’attacco contro la palizzata francese alle prime luci dell’alba. I Dahomei riuscirono a superare le linee nemiche e le amazzoni dimostrarono tutte le loro capacità, tanto che una di loro di nome Nansica, di soli 16 anni, decapitò il capo dell’artiglieria francese. La battaglia durò quattro ore, ma alla fine ebbe la meglio l’artiglieria francese che riuscì a respingere l’attacco. Fra i caduti del Dahomey vi fu anche la comandante delle amazzoni.
Il secondo scontro si ebbe il 20 aprile 1889 a Atchoupa e si dice coinvolse 6000 uomini e 2000 amazzoni, ma ancora una volta l’artiglieria francese fece la differenza.
Così il 3 ottobre 1889 si giunse a un trattato di pace, secondo cui il Dahomey riconosceva il protettorato francese su Porto-Novo e l’occupazione di Cotonou. In cambio, re Béhanzin ricevette 20.000 franchi.
Le Amazzoni in Europa
Poco dopo la fine della guerra, nell’Esposizione Universale di Parigi del 1891, anche gli europei in patria ebbero modo di vedere le terribili “Amazzoni del Dahomey”. Infatti, l’impresario inglese John Hood, in collaborazione con Hagenbek, portò al Jardin 40 “Amazzoni reali del Dahomey”. In realtà, sembra che solo una ventina di loro provenissero effettivamente dal Dahomey, mentre le altre donne erano di etnia egba. Gli antropologi, che conoscevano le popolazioni africane, denunciarono il fatto, ma niente poté impedire a 800.000 francesi di venire ad assistere allo spettacolo di queste violente barbare sottomesse. Queste finte amazzoni vennero portate poi in tour, ma già la loro fama era circolata grazie agli articoli presenti su giornali e riviste.
Sia in mostra che sulle pagine scritte, le Amazzoni erano, ad esempio, presentate come brutali donne che “non s’appagavano di uccidere i nemici, ma li serbavano a torture atroci, suggendone il sangue con voluttà di vampiri, strappando le loro carni, immaginando nuove forme di supplizi, mentre si gettavano nella mischia” (11). Insomma, più il loro comportamento era presentato come atroce, più agli occhi degli europei appariva giustificato e sacrosanto l’intervento francese nel Dahomey dato che, nell’opinione popolare “l’annientamento della razza degli abitanti del Dahomey […] non sarebbe una grave disgrazia dal punto di vista dell’incivilimento” (11).
[N.d.A. nella citazione sopra riportata (11), si parlava dell’annientamento del Dahomey a causa del bassissimo tasso di natalità, non essendo ancora scoppiata la prima guerra franco-dahomea, ma le parole riflettono bene un sentire purtroppo abbastanza diffuso all’epoca e quindi sono state adattate al testo del paragrafo]
Seconda guerra franco-dahomea
“Da un giorno all’altro, si attende la notizia della presa di Abomey, la capitale del Dahomey, ed anzi l’altra sera era corsa a Parigi la voce che questo fosse già fatto compiuto” (9)
Così esordiva un settimanale romano del 19 novembre 1892, a cui seguiva poi un approfondimento sullo stato delle operazioni francesi nel regno, informazioni sul regno stesso e, ovviamente, sull’esercito di amazzoni.
Dopo aver mostrato in patria quanto fosse terribile il Dahomey, avendo così modo di giustificare ogni sua azione, la Francia poté dar seguito alle sue mire su quel regno senza problemi, giustificandola come una lotta contro un popolo cannibale, dedito ai sacrifici umani e alla poligamia, oltre che inferiore, quando in realtà si trattava di avere un territorio da cui contrastare le ambizioni britanniche in Nigeria.
Nel frattempo Béhanzin, conscio della loro inferiorità tecnica, aveva comprato armi dai tedeschi presenti a Whydah e, nel marzo 1892 il Dahomey attaccò dei villaggi nell’Ouémé rivendicati dal regno di Porto-Novo che era protettorato francese. Victor Ballot venne mandato a verificare la questione, ma subì lui stesso un attaccò, dato che Béhanzin riteneva che quello fosse territorio del Dahomey.
Così Parigi dichiarò guerra, affidando le operazioni al colonnello della Marina Alfred-Amédée Dodds che arriva con un folto esercito in maggio, imponendo poi il blocco navale sul Dahomey.
Il primo scontro avvenne il 19 settembre a Dogba ed è la prima di una lunga serie di sanguinose battaglie. Ne furono contate in totale 23, durante la maggior parte delle quali, la presenza delle amazzoni è sempre certa.
La fine del Dahomey
Dai resoconti di guerra francesi, la presenza delle amazzoni emerge particolarmente, in quanto non solo si distinguevano per le loro capacità belliche e la loro ferocia, ma anche per il semplice fatto che i francesi non si erano certo mai ritrovati a combattere contro delle donne, soprattutto così agguerrite e temibili.
Le perdite di soldati del Dahomey furono incalcolabili, soprattutto per quanto riguarda le amazzoni. Quando il 17 novembre 1892 i francesi giunsero ad Abomey restavano solo 50 amazzoni.
Béhanzin si era però ritirato e continuò la guerriglia contro la Francia fino al 1894, anno in cui si arrese e venne fatto prigioniero. Venne deportato prima in Martinica e poi in Algeria, dove morì, mentre al Dahomey venne assegnato dalla Francia un re fantoccio di nome Agoli Agbo.
Le ultime Amazzoni
Durante la guerra contro i francesi le amazzoni vennero annientate, anche se ovviamente alcune di loro sopravvissero.
Secondo alcune tradizioni orali alcune amazzoni seguirono Béhanzin a nord, mentre altre restarono indietro per attentare alla vita degli ufficiali francesi e infine di molte di loro si perse traccia.
Nel 1934, sulla tomba di Glele, Goffrey Gorer incontrò una vecchia amazzone intenta devotamente a filare. Pare si chiamasse “Yahi” (forse intendeva “Yewe”, un titolo di comando) e raccontò di aver combattuto sia per Glele che per Béhanzin.
Un amico di Hélène Dialmeida-Topor, nel 1930, nelle strade di Cotonou ebbe un particolarissimo incontro. Al sentire il rumore di due pietre che cozzavano producendo scintille, una vecchia scattò in piedi, attaccando un nemico immaginario e intonando un canto di vittoria, prima di sedersi e tornare all’apparenza vecchia e fragile. Uno degli uomini che videro la scena spiegò che: “Era un’antica guerriera […] e al tempo del nostro precedente re, c’erano donne soldato. La loro battaglia è finita molto tempo fa, ma lei continua la guerra nella sua mente”.
Infine, nel villaggio di Kinta, Amélie Degbelo incontrò nel 1978 una vecchia donna chiamata Nawi che affermava di essere un’amazzone e che morì l’anno dopo. Se avesse avuto 16 anni nel 1892, l’ultima amazzone del Dahomey sarebbe morta all’età di 103 anni.
Fonti
2) Sheena C. Howard, Why Wakanda Matters: What Black Panther Reveals About Psychology, Identity, and Communication, Smart Pop, 2021.
4) https://www.treccani.it/enciclopedia/fon_res-891dd970-a848-11de-baff-0016357eee51/
5) Law, Robin. “The ‘Amazons’ of Dahomey.” Paideuma, vol. 39, 1993, pp. 245–60. JSTOR, http://www.jstor.org/stable/40341664. Accessed 16 May 2024.
6) Stanley B. Alpern, Amazons of Black Sparta – The women warriors of Dahomey, University Press, New York 2011.
7) “Bollettino della società geografica italiana”, serie II, vol. VII, settembre 1882, anno XVI, fasc. 9, p. 682
8) Le donne sotto le armi, in “Gazzetta del Popolo2, anno III, n. 314, 16 novembre 1862, p. 3
Curiosità del regno del Dahomey, “l’Album”, in “Giornale letterario di Belle Arti”, anno XIX, n. 39, 20 novembre 1852, p. 311
9) Il Dahomey, in “Il divin Salvatore – settimana religiosa di Roma”, anno XXIX, n. 15, 19 novembre 1892, p. 238
10) Attilio Brunialti, Il regno del Dahomey, in “Annuario Geografico Statistico per 1891-1892”, 1894, n. 41, p. 344
11) Attilio Brunialti, Le amazzoni nella storia e nella leggenda, in “Gazzetta Letteraria”, anno VI, n. 12, 25 marzo 1882, pp. 95-96
12) Le amazzoni del Dahomey, in “L’Indicatore – giornale ebdomadario del Trentino”, anno II, 13, 31 marzo 1858, p. 104
13) “Giornale illustrato dei viaggi e delle avventure di terra e di mare”, anno I, n. 12, 11 novembre 1878, p. 90-91
14) Le amazzoni del Dahomey, “Varietà, Africa”, in “L’esplorazione commerciale e l’esploratore: giornale di viaggi e geografia commerciale”, anno V, fascicolo VI, giugno 1890, p. 247
15) Alberto Arecchi, Donne africane, Elison Publishing 2017
16) Viviano Domenici, Uomini nelle gabbie, Il Saggiatore, 2015
17) “L’Illustratore popolare”, vol. XX, n. 47, 25 novembre 1882, p.742
18) Valeria Palumbo, Svestite da uomo, Rizzoli 2013
19) “Archivio per l’Antropologia e la Etnologia”, vol. XV, 1885, Notizie, pp. 217-218
20) https://en.wikisource.org/wiki/1911_Encyclop%C3%A6dia_Britannica/Dodds,_Alfred_Am%C3%A9d%C3%A9e