Il gobbo di Notre Dame e la storia della Festa dei folli
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Come canta Clopin in una famosa scena di “Il gobbo di Notre Dame” :
“Oggi la follia diventa un ordine,
E possiamo fare l’impossibile!”
La scena in questione è quella in cui viene rappresentata una delle feste senza dubbio più famose e raccontate del periodo medievale: la celebre festa dei folli!
La festa dei folli è uno dei punti focali del noto classico disneyano, è il momento dove si concentra tutto il vero significato del cartone e dove tutti i personaggi principali sono insieme ed interagiscono fra di loro dando il via ad una delle trame più significative ma anche oscure della Disney, per via dei temi così difficili che vengono trattati.
Infatti tra razzismo, emarginazione, pene di morte e così via ci troviamo davanti a un esperimento molto temerario della casa di produzione di Topolino e non fatico a dire che conoscendo lo zio Walt ne sarebbe rimasto sorpreso e fiero lui stesso se fosse stato in vita!
La bellezza seducente e rivoluzionaria di Esmeralda, la folla che prima ti acclama e poi ti tradisce della serie che Gesù e Barabba spostatatevi), l’oscuro giudizio del potere esercitato da Frollo e infine la diversità di Quasimodo che, suo malgrado, finisce vittima di tutto ciò; tutti questi temi, ricorrenti durante il film, si concentrano insieme proprio durante la rappresentazione della festa dei folli facendo di questa celebrazione il punto focale del film.
Ma storicamente quali erano le origini di questa festa e di cosa si trattava esattamente??
Nel nostro articolo di oggi tentiamo di spiegarvi proprio questo, quindi preparate le vostre maschere più brutte e fate un salto con noi ad una delle feste più famose dei tempi antichi!
Le origini della Festa: i Saturnalia
Allora, sappiate una cosa innanzitutto: quando si parla di feste e celebrazioni state pure certi di una cosa, che quasi sicuramente ci sono di mezzo i pagani o comunque gli antichi romani o greci.
La festa dei folli infatti, anche se fu una festa tipicamente medievale, altro non era che una specie di riadattamento cristiano di una delle più famose e popolari feste dell’antica Roma: i Saturnalia, che si festeggiavano dal 17 al 23 Dicembre in onore del dio Saturno. Senza dilungarci, vi basti sapere che anche qui, come più tardi per la festa dei folli, uno dei punti focali era il rovesciamento dei ruoli sociali.
Durante i Saturnalia, infatti, ai servi veniva concessa la massima libertà di potersi esprimere e comportarsi come a loro meglio garbava e gli stessi padroni usavano imbandire banchetti per loro scambiandosi regali di ogni genere e prezzo.
Durante queste feste veniva eletto il “Princeps Saturnalicius” ossia una specie di re della festa che aveva il compito di dirigere tutta la baracca, per dirla in soldoni.
Si capisce quindi come la festa dei folli sia un diretto rifacimento e riadattamento proprio di quest’antica usanza.
Dall’antica Roma al medioevo
Proprio come i Saturnalia, la festa dei folli, in latino Festum Fatuorum o Festum Stultorum, veniva celebrata a Dicembre tra i giorni di Natale e l’Epifania, più precisamente intorno al Capodanno e veniva chiamata anche in altri nomi quali “Festa dell’Asino”, “Festa degli Innocenti” o “dei Bambini” o anche “Festa dei Diaconi”; era organizzata dal clero e si teneva in tutta Europa, ma in modo particolare proprio in Francia.
Vi partecipavano tutti, uomini, donne, adolescenti e bambini, oltre ovviamente gli organizzatori ossia i vari membri degli ordini appartenenti al clero ecclesiastico quali diaconi, preti, penitenti, chierichetti e suddiaconi; la Festa dei folli infatti era una vera e propria celebrazione ecclesiastica.
Ognuno di loro aveva un giorno specifico dedicato in cui festeggiare che andava dal giorno di Santo Stefano in poi e i festeggiamenti più particolari e “folli” di tutti erano i giorni dedicati alla festa dei suddiaconi, che si tenevano proprio fra Capodanno e l’Epifania.
Non vi erano solo maschere, travestimenti, danze, banchetti e doni d’ogni genere, ma anche a vere e proprie parodie religiose.
Si facevano scherzi e, in altre parole, si usava questa festa come un modo per sovvertire l’ordine tradizionale e rigido a cui tutti dovevano sottostare, ed in particolar modo quei giovani che, sottoposti alla dura disciplina ecclesiastica, in quei giorni si sentivano liberi di esprimersi senza il rischio di essere puniti o, peggio, perseguiti.
In pratica era un vero e proprio rovesciamento della società e dei normali ruoli sociali: spesso infatti i sacerdoti e i chierici danzavano, intonavano canti osceni, si travestivano da donna, da pazzi, da mostri e bestie, indossavano abiti alla rovescia, bruciavano la suola delle scarpe invece dell’incenso (?!?! questa non so spiegarvela perché sto cercando di capirla anche io, ma trattandosi della festa dei folli penso ci sia ben poco da spiegare -.-‘ XD ).
Al contrario, gli straccioni, i poveri, a volte anche i bambini e in breve tutti coloro che erano considerati emarginati della società, si vestivano da frati o da vescovi e, proprio fra di loro, veniva eletto il cosiddetto Papa dei folli anche chiamato in latino con il nome di Episcopus Puerorum o Innocentium (o Re dei folli, come viene chiamato il nostro caro Quasimodo nel film) che aveva il compito di elargire le “benedizioni”.
Vestito da finto vescovo, era il vero signore e capo di tutta la celebrazione. Proprio come Quasimodo nel film, veniva messo su di un carro con cui poi sfilava lungo le vie della città accompagnato dai chierici che gettavano immondizia sui passanti e tutti erano costretti a prostrarsi ai suoi piedi per ricevere la “benedizione”.
Una cosa molto importante che traspare anche nel film è che la festa dei folli era una celebrazione da cui non ci si poteva esimere dal partecipare; non a caso proprio Frollo, che odia e non tollera questa festa, nel film vi partecipa, seppur mal volentieri, e lo fa perché è costretto a farlo, come da lui stesso spiegato; non per niente gli storici riportano che chi si mostrava restio o contrario veniva sanzionato e richiamato immediatamente.
Infine la festa era spinta dal desiderio di rivalsa degli emarginati sull’ordine costituito che li usava e sfruttava come Frollo fa con Quasimodo, cercando di punirli o soggiogarli al proprio volere, come sempre Frollo cerca di fare con Esmeralda.
La festa dei folli era la rivalsa di questi ultimi e per questo è il giorno preferito di Quasimodo.
Proprio per questi motivi, con il tempo, le feste divennero delle vere e proprie prese in giro ai danni della morale e del culto cristiano, oltre che un modo per contestare e sovvertire l’ordine; insomma iniziarono ad essere viste come un pericolo e per questo vennero ripetutamente condannate, proibite e sanzionate dal Concilio di Basilea nel 1431; tuttavia fu solo nel 16° secolo che iniziarono realmente ad estinguersi del tutto.
Da spettatori ad attori
Il gobbo di Notre Dame mostra in maniera davvero molto accurata e semplice tutti gli aspetti più importanti di questa festa.
Devo dire che, secondo me, non era per niente facile portare sul grande schermo sotto forma di cartone una delle opere letterarie più famose e particolari di tutti i tempi, ma c’è da dire che la Disney ci è riuscita benissimo.
E anche se Il Gobbo di Notre Dame resta uno dei cartoni disneyani più oscuri e difficili da capire e comprendere, soprattutto da un pubblico di giovanissimi, resta il fatto che è, senza ombra di dubbio, una delle opere disneyane artisticamente, culturalmente e storicamente meglio riuscite fra tutte.
La parte della Festa poi è emblematica in ogni sua parte, a partire dalla bellissima scena cantata da Clopin che ci presenta minuziosamente lo scopo della festa, fino ad arrivare alla scena in cui Quasimodo, re dei folli, viene acclamato dalla folla e pieno di gioia finalmente si commuove sentendosi libero di essere sé stesso.
Lì c’è tutto il fulcro e il significato storico culturale della Festa dei folli, un momento in cui poveri ed emarginati possono finalmente stare sullo stesso gradino degli altri senza per questo essere puniti; possono spostarsi dalla platea e da spettatori diventare attori.
Allo stesso modo però è emblematica la scena in cui, un secondo dopo essere stato acclamato, Quasimodo viene schernito e maltrattato crudelmente da quella stessa folla che lo aveva innalzato, a partire dai soldati alle dipendenze del suo padrone Frollo.
Così come altrettanto simbolica e forte è la scena in cui Esmeralda si avvicina al povero Quasimodo e urla “giustizia!” contro l’ordine costituito e la sua crudeltà, ma ormai è troppo tardi, la festa dei folli è giunta al suo termine e l’ordine costituito è tornato al suo stato naturale, gli emarginati tornano ad essere tali, spettatori e non attori.
È un po’ come l’incantesimo della scarpetta di Cenerentola, è arrivata Mezzanotte e tutto è finito ad indicare che una festa non basta a sovvertire gli ordini.
Ma, proprio come Cenerentola conserva la scarpetta e se ne serve per liberarsi, la festa può essere il punto di partenza e lo è per Quasimodo che, proprio da lì, partirà per liberarsi e riuscire finalmente a vivere la vita da attore e non più da spettatore.
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Fonti: