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Disney e i pirati – breve storia della pirateria 

Facciamo un breve excursus della storia della pirateria dall’antichità ai giorni nostri e scopriamo a quali pirati si è ispirata principalmente la Disney per i suoi film

“Oh, a noi non mancano i mezzi di persuasione… lasciami pensare… l’olio bollente… uh… la pece… il solletico!” 

Prima che arrivasse Jack Sparrow a ricordarci quanto amiamo i pirati e perché da piccoli (ma anche ora, ammettiamolo) avremmo tutti, indistintamente, deciso di arruolarci, senza il minimo indugio, a bordo di una nave pirata, c’erano stati Capitan Uncino, Spugna e la loro ciurma di manigoldi a largo dell’Isola che non c’è. 

I pirati, con le loro storie e leggende, a bordo dei loro mitici vascelli, solcando i sette mari, sciabole fra i denti e pistole alle mano, sono quanto di più affascinante sia mai stato creato nell’immaginario collettivo. La Disney, da questo punto di vista, ha contribuito in larga parte a far sognare intere generazioni; con il nostro perfido e squisitamente comico Capitan Uncino prima e, negli ultimi tempi, riportando in auge questo mondo leggendario attraverso le magistrali interpretazioni di Johnny Depp e compagnia, all’interno della saga de “I Pirati dei Caraibi”. 

Ma perché le storie e le leggende riguardo i pirati ci affascinano così tanto? E a quali generi di pirati si è ispirata la Disney per ricreare sia Capitan Uncino e la sua ciurma, che Jack Sparrow e la sua combriccola? E, soprattutto, quanto è antica la storia della pirateria?? 

Ebbene, oggi tenterò di rispondere proprio a queste domande, ripercorrendo insieme a voi, brevemente, la storia della pirateria dalle sue origini antichissime, passando per quella che è conosciuta come l’età dell’oro della pirateria (a cui in larga parte la Disney si è ispirata), fino ai nostri giorni. 

Prima di andare avanti, però, vi segnalo che già qualche tempo fa ho avuto modo di parlarvi della storia della pirateria in questo vecchio articolo qui, in cui si parla della differenza tra filibustieri, bucanieri e corsari. Se volete approfondire la questione e avere le idee un po’ più chiare, vi consiglio di recuperare l’articolo. 

Ciò detto, preparate le vostre vesti “le più sontuose” (cit.) e imbarcatevi con me, sciabole alla mano, a bordo della Jolly Roger! 

Le origini della pirateria – i “Popoli del mare”

Disney storia della pirateria - Ramesse III vittorioso sui popoli del mare
Ramesse III vittorioso sui Popoli del Mare – p.d.

Innanzitutto partiamo dicendo che la parola “pirata” deriva dal latino ‘pirata’ e dal greco ‘πειρατής’ (peirates) che significa <<brigante>> e che deriva a sua volta da πειράω (peirao) che significa «tentare, assaltare». 

Come già si può intuire dall’origine della parola, quindi, il fenomeno della pirateria è davvero molto antico. Già ai tempi degli antichi Egizi, dei Fenici, dei Greci e dei Romani, i pirati solcavano il Mar Mediterraneo minacciando le navi. 

A livello storico, infatti, la prima fonte scritta che testimonia l’esistenza della pirateria viene dalle cosiddette “Lettere di Amarna”, un lotto di 380 documenti circa, scritti su tavolette d’argilla in scrittura cuneiforme, rinvenute a Tell el-Amarna nel Medio Egitto. Proprio in questi documenti il faraone egizio Akhenaton accusa il re Alasiya di aver fornito sostegno ai pirati della regione di Lukka, in Asia Minore. Negli stessi documenti vengono nominati anche gli sherden, altro gruppo di popolazioni dedito alla pirateria, forse originari della Sicilia. 

Proprio questi due gruppi, insieme ad altri provenienti da altre popolazioni, facevano parte di un gruppo di pirati di varie etnie, che gli studiosi in seguito hanno identificato con l’appellativo di “Popoli del mare”. Si tratta, in pratica, di un gruppo di popoli dediti alla pirateria che, dalla metà del 2° millennio a.C. dopo aver distrutto l’impero ittita, nella regione dell’Anatolia, tentarono di invadere l’Egitto, ma vennero sconfitti dai faraoni egizi Ramesse II e Ramesse III. 

Purtroppo, a causa della mancanza di fonti, a parte quelle citate, gli studiosi non sono mai riusciti a capire l’esatta portata del fenomeno. Però, nei documenti egizi, si è riusciti a capire, almeno in parte, da dove provenissero alcuni di loro. A parte i due gruppi già succitati, altri gruppi erano: gli Ekwesh (come venivano chiamati gli Achei in quel periodo); i Teresh, probabilmente antenati degli Etruschi; i Peleset, che si ritiene potessero provenire da Creta. 

Vengono nominati altri gruppi ma la loro identificazione oggi è molto incerta. 

Secondo le fonti, però, ciò che è certo è che le invasioni di questi popoli furono devastanti al punto da rovesciare l’impero Ittita, distruggendo intere città; inoltre, furono determinanti nel provocare un aumento della pirateria nella zona e una diminuzione del commercio. 

I pirati al tempo dell’Antica Grecia e dell’Antica Roma

Sarebbe davvero troppo lungo spiegare per filo e per segno l’intero fenomeno della pirateria al tempo di Greci e Romani. Vi basti sapere che il fenomeno assunse davvero proporzioni molto grandi e complesse, tanto che i romani furono costretti ad ingegnarsi non poco per potervi porre un’argine.  

La pirateria in Grecia

Per quanto riguarda l’Antica Grecia e per farvi capire quanto fosse antica la pratica della pirateria, vi basti pensare che anche all’interno di opere come l’Iliade e l’Odissea di Omero veniva nominata e ritenuta come una pratica, già a quel tempo, perfettamente conosciuta e, talvolta, veniva addirittura tenuta in considerazione e accettata come una pratica piuttosto normale. 

Tuttavia, l’aumento della pirateria a quel tempo ci fu, sostanzialmente, con l’aumento del commercio marittimo greco lungo il Mar Mediterraneo. Più il commercio si andò sviluppando, più la pirateria divenne una vera e propria minaccia per città costiere come Atene o Corinto che dipendevano moltissimo da questo tipo di attività. 

Secondo lo storico greco Tucidide, i Corinzi furono i primi a usare la propria flotta per sopprimere e combattere la pirateria. Anche durante il IV sec. ai tempi di Alessandro Magno, la pirateria non cessò di essere un problema e questo portò alcuni suoi successori, tra cui Demetrio Poliorcete, a decidere di impiegarli in qualità di mercenari tra le proprie forze navali. 

Ad ogni modo, fra i pirati che tra il IV e il III secolo a.C. divennero un vero problema per i greci ci furono i pirati etruschi. Questi ultimi ebbero costantemente a che fare con la fiorente isola di Rodi, che fu costretta a schierare una marina ben equipaggiata per proteggere le proprie navi mercantili. 

La pirateria a Roma

trireme romana
Modello di trireme romana usata anche dai pirati – Credits: By Mathiasrex – Own work, CC BY 2.5

Dalla seconda metà del II secolo a.C. una delle minacce piratesche più note e pericolose di tutte fu costituita dai pirati cilici, che provenivano dalla Cilicia, sulle coste dell’Asia Minore, nella zona dell’odierna Turchia. 

Questi pirati, che solcavano le acque del Mediterraneo orientale, furono un vero grattacapo per i romani. Spesso attaccavano le navi commerciali e dopo averle razziate rivendevano come schiavi l’equipaggio e i passeggeri o, se facoltosi, li tenevano in ostaggio e richiedevano un riscatto. Proprio a proposito di questi pirati è curioso ricordare un evento che vide protagonista Giulio Cesare. Riportano infatti le fonti antiche che, nel 74 a.C., quando era ancora giovane, Cesare fu rapito proprio da pirati cilici che gli chiesero di pagare un riscatto di 20 talenti per la sua libertà. Cesare, che già allora faceva un baffo a Barbanera, disse di essere disposto a pagarne 50 ma promise loro che, una volta libero, li avrebbe fatti crocifiggere tutti ai pennoni della nave. Mandò quindi i suoi compagni a cercare il denaro per il riscatto e rimase per più di un mese in compagnia dei pirati, scherzando con loro e trattandoli più come compagni di viaggio che come rapitori. Quando finalmente riuscì a pagare il riscatto, però, mantenne la sua promessa: organizzò una spedizione, li catturò e li fece crocifiggere tutti ai pennoni. 

Fu proprio da quel periodo in poi che i romani, che inizialmente avevano tollerato i pirati, decisero di passare alla controffensiva. Fu così che al generale romano Gneo Pompeo Magno venne dato l’incarico di porre fine alla piaga dei pirati nel Mediterraneo. Proprio la politica attuata da Pompeo in questo periodo fu quella più efficace nel limitare le attività piratesche. Unendo repressione e diplomazia Pompeo riuscì effettivamente a combattere e limitare i pirati. Molti sicuramente morirono per mano della sua flotta, ma chi decideva di arrendersi spontaneamente veniva graziato e riceveva proprietà e terre in regioni lontane dal mare per potersi rifare una vita. Questo metodo fu il miglior deterrente contro la pirateria per tutto il periodo romano che, seppur non venne mai sradicata, fu comunque più controllata. 

Un’altra banda piratesca molto nota ai tempi dei romani che merita di essere per lo meno citata fu quella dei pirati illiri (o illirici) della regina Teuta. Poiché sarebbe troppo lungo spiegarne la storia vi rimandiamo a questo sito qui dove la trovate raccontata molto bene.  

La pirateria tra Medioevo ed età moderna

vichinghi -Disney storia della pirateria
Vichinghi imbarcati in una miniatura del XII sec. – p.d.

La pirateria, come avrete capito, quindi, fu un fenomeno inarrestabile e anche il Medioevo vide la sua buona dose di pirati solcare le onde dei mari. 

Da questo punto di vista, i pirati che sicuramente si distinsero più di tutti furono quelli provenienti da nord, ossia i pirati norreni (comunemente conosciuti con il nome di vichinghi) e quelli provenienti dal Nord Africa e appartenenti a popolazioni arabiche. Tra questi ultimi i più noti furono i pirati barbareschi, fra cui il più famoso fu Khayr al-Dīn Barbarossa, corsaro e ammiraglio, comandante della flotta ottomana, attivo fra fine ‘400 e inizio ‘500. 

Per quanto riguarda i popoli del Nord, si tratta di un gruppo di popolazioni di origine norrena che, durante l’Alto Medioevo, si dedicava ai saccheggi e alle incursioni principalmente nelle zone dell’Europa Settentrionale. Abilissimi e audaci marinai si spinsero dall’Inghilterra alla Francia, fin giù in Sicilia e sulle coste settentrionali dell’Africa. Furono, sicuramente, fra i pirati più temibili e potenti del loro tempo. 

Per quanto riguarda, invece, la pirateria di matrice arabica, molti attivi in questo periodo furono i pirati bizantini e arabi provenienti dal Nord Africa. Questi pirati imperversavano nel Mediterraneo attaccando le città costiere, saccheggiandole, bruciandole e portando con se migliaia di cittadini da vendere poi come schiavi. Sul finire del Medioevo e l’inizio dell’età moderna, i pirati barbareschi diventarono una delle minacce più significative in assoluto. Il nome derivava dalle tribù berbere che occupavano la costa del Nord Africa. Secondo alcuni studi si pensa che fra il 1500 e il 1800 più di un milione di cristiani europei fu catturato e venduto come schiavo dai pirati barbareschi. 

L’età dell’oro della pirateria: i pirati dei Caraibi che hanno ispirato la Disney

Disney storia della pirateria - barbanera
Dipinto raffigurante il pirata Barbanera – p.d.

Ed eccoci giunti a quella che è diventata, nell’immaginario collettivo, senza ombra di dubbio, l’idea della pirateria per antonomasia e che ha ispirato film e letteratura come se piovesse: la cosiddetta età dell’oro della pirateria. 

Si tratta di un’epoca che va, grosso modo, dalla fine del ’600 all’inizio del ‘700 e in cui i saccheggi in mare e le attività piratesche raggiunsero un livello tale da entrare, di diritto, nella storia.

Ora, su questo argomento mi riprometto di fare un ampio articolo approfondito in futuro, se non altro perché la Disney si è ispirata in maniera sostanziale proprio a questo periodo storico per creare le sue vaste ciurme, tanto quella del Capitan Uncino, che quella di Capitan Jack Sparrow, Barbossa e tutta la compagnia. 

In questa sede, vi basti sapere che, quando si parla di questo periodo, ci si riferisce a quelle bande di pirati di vario tipo che operavano nei Caraibi, in America orientale e nell’Oceano Indiano. La loro provenienza era piuttosto variegata: c’erano britannici, olandesi, francesi e, in generale, persone provenienti da molti dei paesi marittimi europei; oltre che un buon numero di ex schiavi e persone di provenienza africana. 

Molti furono i pirati famosi di questo periodo, poi entrati nell’immaginario collettivo storico, cinematografico e letterario. Fra questi vanno sicuramente citati: Edward Teach, alias Barbanera, Henry Morgan e William Kidd, meglio noto come Capitan Kidd, o anche il corsaro Sir Francis Drake; questo solo per citare i più noti. 

La pirateria in questo periodo e in queste zone si sviluppò in maniera così possente perché, come potete immaginare, la scoperta dell’America e la corsa da parte degli europei alla colonizzazione, aveva fatto aumentare in maniera considerevole il commercio marittimo fra l’Europa e le Americhe, nonché gli interessi delle varie popolazioni europee nel nuovo mondo. Questo, quindi, portò a questo crescente sviluppo della pirateria. Come detto, però, mi riprometto di approfondire l’argomento in seguito. 

La pirateria oggi

La pirateria dal 19° secolo in poi diminuì molto rispetto al passato, pur non estinguendosi mai. Negli ultimi decenni del 20° secolo e ancora oggi, però, è tornata in auge, soprattutto in molti paesi del sud-est asiatico e dell’Africa orientale. I motivi per cui ancora oggi esiste la pirateria sono sempre gli stessi: il commercio. Si tratta infatti di zone vitali per le attività commerciali marittime e in cui gli Stati, spesso politicamente ed economicamente molto deboli e poveri, non hanno la forza tale da riuscire ad arginare il fenomeno.

Detto questo, siamo giunti, per ora, alla fine di questo nostro breve excursus nella storia della pirateria. Ma, come sempre, mi riprometto di ampliare ed approfondire la storia in seguito. 

Per ora, se l’articolo vi è piaciuto fatecelo sapere condividendolo o commentando sui nostri canali social! 

Fonti: