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Attenti alla Vedova Nera: perché Natasha ha meritato di essere la prima Avenger dell’MCU

Dato che l’uscita del film “Black Widow” sembra non voler arrivare mai, abbiamo deciso di alleviare la vostra spasmodica attesa parlandovi proprio di Natasha Romanoff. Interpretata dall’incredibile Scarlett Johansson, Natasha è stata la prima supereroe e Avengers donna del Marvel Cinematic Universe e il suo film inaugurerà la fase 4 dei Cinecomic. Natasha è stata, è e sarà sempre un pilastro portante dell’MCU. Ma perché è proprio lei e non altri personaggi femminili della Marvel la prima Avenger donna introdotta nei film, quando nei fumetti invece così non è?

Scopriamo insieme come mai questa scelta è così significativa!

Poster Black Widow - vedova nera
Il poster del film che non vediamo l’ora di vedere!
(Foto da wikicommons)

LA TELA STORICA IN CUI SI MUOVE LA VEDOVA

Come abbiamo già avuto modo di dire, i fumetti Marvel sono sempre stati profondamente influenzati dal mondo e dalla società che li ha prodotti. Il modo di rappresentare gli eroi e i loro valori è molto cambiato nel corso degli anni, adattandosi di volta in volta al periodo storico attraversato. È quindi importante capire il contesto in cui sono nati i nostri beniamini.

Vedova Nera
(Foto da wikicommons)-
©Marvel. All Rights Reserved.

Il mondo intero era appena uscito dal trauma della Seconda guerra mondiale e l’America si trovava in un clima di tensione e paura a causa della Guerra Fredda contro la sua nuova rivale, la Russia. Lo spettro del rischio di un altro conflitto armato tra le due superpotenze era costante. I Comunisti erano visti come il nemico per eccellenza e chiunque poteva essere una spia rossa venuta per distruggere i valori e lo stile di vita americani. Gli USA ricercavano quindi stabilità e rassicurazione corazzandosi nei fondamenti della loro società strettamente patriarcale. Il ruolo delle donne era chiaro e semplice: dovevano essere buone madri e mogli e sapere stare al loro posto in famiglia.

STEREOTIPI RUSSI

Questo equilibrio, ritenuto perfetto dagli americani, era minacciato dal terribile Comunismo. I russi facevano paura e quindi cosa si fa per esorcizzare una paura? Si riduce a una semplice categoria e la si deride o disprezza. Questo meccanismo di difesa comprese anche le donne russe, che gli americani riuscirono a stereotipare in tre diversi modi. A differenza delle perfettissime madri d’America, le donne russe non solo lavoravano, ma facevano anche lavori pesanti, uno scandalo a cui gridavano tutte le stelle e le strisce! Questo le rendeva brutte, primitive, il loro essere femminile era distrutto e degradato. Insomma, il terribile destino di chi non dipende dagli uomini per farsi mantenere! Ma per fortuna c’era lo zio Sam a proteggere l’immacolata bellezza delle donne americane!

Quando però per la prima volta tutta l’America venne messa di fronte a una donna russa in carne ed ossa, ci rimase un po’ di stucco. Nel settembre 1959 infatti, per la prima volta nella storia, il capo dell’Unione Sovietica Nikita Krusciov venne in visita negli Stati Uniti e portò con sé anche sua moglie, Nina. Al contrario di ogni aspettativa, Nina non era una grezza contadina, ma una donna dai modi gentili e sorridente. Fu facile rappresentarla subito come una “dolce madre o nonnina” e questo dimostrava che anche i comunisti potevano essere salvati grazie al sistema di vita americano.

Il problema vero e proprio si presentò quando non solo l’America, ma tutto il mondo vennero messi di fronte ai successi delle donne russe. Nel 1963 Valentina Tereškova fu la prima donna ad andare nello spazio e come lei altre donne russe lavoravano per il progresso in tutti i campi scientifici. I tentativi di ridicolizzare e sminuire Valentina, per quanto duri, reggevano poco di fronte al suo successo, tanto più che il movimento femminista americano andava riprendendo vigore grazie anche all’uscita in quello stesso anno del saggio di Betty Friedan, “The Feminine Mystique”. Ed è proprio in questo quadro che nasce il personaggio di Black Widow.

Valentina Tereškova
Valentina Tereškova
(foto da wikicommons)

“LA SPLENDIDA NUOVA MINACCIA”

Vedova Nera  - copertina di Tales of Suspanse #52
Copertina di Tales of Suspense #52
(Foto da wikicommons)

Creata nel 1964 da Stan Lee, Don Rico e Don Heck, Natasha Romanoff fa la sua prima apparizione in Tales of Suspense #52 e si distingue subito. Tutte le donne create fino a quel momento dalla Marvel servivano a bilanciare un gruppo tutto maschile e per fornirgli una figura che facesse le veci di madre/sorella/moglie (la Donna Invisibile per i Fantastici Quattro, Marvel Girl per gli X-Men, Wasp per gli Avengers). La loro presenza aggiunge un elemento romantico, ma rinforza l’ideale domestico e sottomesso della donna, proprio quello che la CCA e l’America volevano vedere. Per queste eroine, che spesso più che salvare hanno bisogno di essere salvate, sono più importanti l’amore e il matrimonio che la verità e la giustizia.

In seguito invece nasceranno eroine che saranno la controparte femminile di un eroe maschio (come avverrà per esempio per Ms. Marvel e She-Hulk).

Natasha non è niente del genere e anzi sovverte tutto questo, già partendo dal fatto che nasce come cattiva. Con l’America in paranoia per la paura dello spionaggio russo, una spia del KGB era l’antagonista perfetto per il multimiliardario Iron Man, che incarna il sogno e le aspirazioni di qualsiasi capitalista americano.

INTELLIGENZA E BELLEZZA FATALE – LE VERE ARMI DI NATASHA

Lo stile di combattimento di Natasha e i suoi gadget micidiali sono senza dubbio armi terribili e tutti i suoi avversari lo possono confermare. Ma le sue vere armi letali sono la sua intelligenza e la sua bellezza mozzafiato. Come ci hanno ben insegnato gli antichi greci, bellezza esteriore è sinonimo di virtù interiori. Per essere un vero eroe devi essere “kalòs kai agathòs”, bello e buono insomma.  Dall’aspetto di molti eroi, si può dire che la Marvel abbia seguito la lezione. La diretta conseguenza quindi è che se sei brutto, quasi sicuramente sei anche cattivello.

Ma questo non vale per Natasha, perché lei, anche se fredda e spietata, è comunque bellissima.

Perciò, consapevole della propria bellezza, ma soprattutto dell’aspettativa che gli uomini e la società hanno delle donne, Natasha usa entrambe a proprio vantaggio. Ecco degli esempi:

Nei fumetti, la prima volta che affronta Iron Man, sa che Tony la noterà e sarà affascinato da lei. Quando poi rischia di essere scoperta per ingannarlo semplicemente si finge in pericolo. È una donna, perciò come si potrebbe non credere che lo sia davvero?

Nei film, si vede Natasha usare una tecnica simile in “The Avengers” (2012), quando sfrutta il fatto di essere creduta debole e soggetta alle emozioni per farsi dire ciò che desidera sapere sia nell’interrogatorio in Russia e sia con Loki, tanto che persino il Dio dell’Inganno viene fregato e crede alla sua espressione sconvolta rivelandole i suoi piani. Ah!

HAWKEYE, LA DAMIGELLA INNAMORATA

Tuttavia, per quanto bella e incredibile, la Vedova Nera non sarebbe mai potuta essere una vera minaccia per Iron Man, uno degli eroi americani incrollabili e invincibili per eccellenza. Ma l’inesperto e più ingenuo Hawkeye, Occhi di Falco, è sicuramente vulnerabile al fascino della spia russa. Introdotto per la prima volta nel 1964 in Tales of Suspance #57, Clint Barton fa errori in continuazione, ma non è cattivo. Dopo il suo incontro con Natasha, se ne innamora a prima vista e per lei è disposto a fare qualsiasi cosa, anche diventare un criminale, sovvertendo così il solito schema della donna che decide di intraprendere una strada solo per amore dell’uomo. Per la prima volta è l’uomo ad essere introdotto come trama romantica per la Vedova Nera. Natasha, costretta ad obbedire ai suoi superiori russi, diventerà presto una vera supercattiva, mentre Hawkeye, separatosi da lei, anche se la ama decide di fare ammenda delle sue colpe (The Avengers #16, 1965). Quando Natasha, che ha subito il lavaggio del cervello, verrà mandata a sconfiggere gli Avengers (The Avengers #30, 1966), riprenderà coscienza vedendo Hawkeye, passerà dalla loro parte, entrando così ufficialmente fra le fila dei buoni.

LA VERA EROE

È a questo punto che Natasha mette i suoi ideali eroici prima di ogni altra cosa, compresa la sua vita romantica, lasciando Hawkeye con il cuore spezzato. Lei, proprio come i veri eroi, mette da parte il suo amore e la sua vita per un bene superiore. È la giustizia che la sprona adesso, un livello di eroismo non visibile che la porta a lavorare per lo SHIELD. Natasha è una donna indipendente, che combatte perché ha deciso di farlo. Le sue numerose relazioni non la definiscono mai, ma dimostrano solo che non è priva di emozioni e questo rende la sua determinazione nel perseguire la giustizia ancora più forte. Quando finalmente si unisce agli Avengers nel 1974 Natasha è il modello ideale di forza e indipendenza agognato dal movimento femminista e allo stesso tempo inattaccabile dagli stereotipi misogini più comuni: non è infatti né un maschiaccio che ha rinunciato alla sua femminilità, né priva di emozioni, né odia gli uomini.

Per questo Natasha è la prima, vera supereroe donna della Marvel.

“Mi è stato chiesto se Natasha sia una femminista. Certo che lo è, è ovvio.”

Scarlett Johansson

Bibliografia

  • Joseph J. Darowski, “Invisible, tiny and distant: the Powers and Roles of Marvel’s Early Female Superheroes”, in Maja Bajac-Carter, Norma Jones, Bob Batchelor, “Heroines of Comic Books and Literature: Portrayals in Popular Culture”, 2014
  • Natalie R. Sheppard, “Gorgeous new menace: Black Widow, Gender Roles and The Subversion of Cold War Expetations of Domesticity, in “The Ages of Iron Man – Essay on the Armored Avenger in Changing Times”, a cura di Joseph J. Darowski, 2015
  • Robert L. Griswold, “Russian Blonde in Space: Soviet Women in the America Imagination 1950-1965”, Journal of Social History , Summer 2012, Vol. 45, No. 4 (Summer 2012), pp. 881- 907
  • Joseph Crisafulli, “Civil War. Cinema e fumetto, l’Universo Marvel in conliftto”, 2016
  • “Arma letale”, “Best Movie” n. 10, ottobre 2020